In casa Pd è scontro sul voto anticipato, dopo che il segretario Matteo Renzi, da Rimini, ha chiesto di tornare alle urne a giugno. C'è chi pensa alle carte bollate e chi evoca scissioni, come D'Alema.
E' il 13 febbraio la data ultima di Matteo Renzi, che come regalo di San Valentino chiede il voto anticipato, a giugno, sempre che i partiti non arrivino a un accordo su una nuova legge elettorale.
Da Rimini l'ex premier è tornato con le idee chiare e la più chiara di tutte è quella di rimettersi al centro della scena politica, come candidato alla Presidenza del Consiglio.
Il presidente della Regione Puglia Emiliano invece vuole prima il congresso del Pd e si dice pronto ad arrivare perfino alle carte bollate, anche se, da statuto, l'assise sarebbe a dicembre.
Da Massimo D'Alema arriva una stoccata ancor più pesante: la nascita del movimento “Consenso” che parrebbe il preludio alla scissione.
I bersaniani sembrerebbero invece più vicini a Renzi, non foss'altro per la presenza, a Rimini, di Speranza. Il ministro Delrio, dopo aver ribadito che il candidato è Renzi, chiarisce che il governo lavora senza scadenze, e che minacciare scissioni non aiuta a fare proposte. L'obiettivo è ottenere il 40% dalle urne, grazie al quale scatterebbe il premio di maggioranza. Difficile ci riesca un solo partito: più facile riesca a farcela un “listone”. Ma composto da chi, è ancora tutto da vedere.
Francesca Biliotti
E' il 13 febbraio la data ultima di Matteo Renzi, che come regalo di San Valentino chiede il voto anticipato, a giugno, sempre che i partiti non arrivino a un accordo su una nuova legge elettorale.
Da Rimini l'ex premier è tornato con le idee chiare e la più chiara di tutte è quella di rimettersi al centro della scena politica, come candidato alla Presidenza del Consiglio.
Il presidente della Regione Puglia Emiliano invece vuole prima il congresso del Pd e si dice pronto ad arrivare perfino alle carte bollate, anche se, da statuto, l'assise sarebbe a dicembre.
Da Massimo D'Alema arriva una stoccata ancor più pesante: la nascita del movimento “Consenso” che parrebbe il preludio alla scissione.
I bersaniani sembrerebbero invece più vicini a Renzi, non foss'altro per la presenza, a Rimini, di Speranza. Il ministro Delrio, dopo aver ribadito che il candidato è Renzi, chiarisce che il governo lavora senza scadenze, e che minacciare scissioni non aiuta a fare proposte. L'obiettivo è ottenere il 40% dalle urne, grazie al quale scatterebbe il premio di maggioranza. Difficile ci riesca un solo partito: più facile riesca a farcela un “listone”. Ma composto da chi, è ancora tutto da vedere.
Francesca Biliotti
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