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Pedini Amati: "Non me ne occupo più. Potevamo risparmiare, ma dal Governo nessuna risposta"

Giovedì 4 maggio serata pubblica alla Sala Ex International. Il Segretario si sfoga anche su investimenti e decreto alberghi: "Zero risorse per il turismo. Abbiamo gestito l'ordinario"

di Monica Fabbri
2 mag 2023
sentiamo Federico Pedini Amati
sentiamo Federico Pedini Amati

Dopo averci lavorato per quattro anni, il Segretario al Turismo alza le mani. Una lettera inviata da Sinpar dava tempo fino al 30 aprile per una possibile trattativa, “un saldo stralcio anche per liberare i parcheggi esistenti e nuovi dalla prelazione della Sinpar". "Il problema vero – commenta rassegnato Federico Pedini Amati – è che anche in questo Governo non si è arrivati ad una conclusione”. Quella fra Stato-Sinpar è questione annosa, che passa attraverso quattro convenzioni, firmate di volta in volta da vari Segretari di Stato. Pedini Amati sperava potesse essere la volta buona per arrivare ad una risoluzione del contratto, a scadenza nel 2033. Tanto più alla luce del rinnovo di un debito pubblico con tassi più alti: “C'era la possibilità di compensare, risparmiando svariati milioni rispetto ad una Convenzione che vede lo Stato in perdita, ma il Governo non è andato avanti per tutta una serie di impegni che i miei colleghi avevano”.

Giovedì incontrerà i cittadini in una serata pubblica che promette scintille: “Voglio spiegare alla popolazione cosa ha fatto questa Segreteria in quattro anni per sollecitare una possibile risposta o il mantenimento dello status quo, che secondo me è assolutamente anomalo poiché spendiamo più di quanto incassiamo. E voglio chiarire una volta per tutte che quella convenzione era capestro e che si poteva risolvere risparmiando”. Dopodiché, la partita finisce qui: “più che spiegare non posso fare. Per me la questione è chiusa. Diventa una presa in giro non arrivare dopo quattro anni ad una risposta definitiva. Si può anche dire di non fare niente, ma bisogna dirlo. Oppure si può dire di fare una trattativa, ma bisogna volerla fare”.

Ma ci sono anche altri bocconi amari che Pedini Amati fatica a digerire. “Il turismo – sottolinea – produce entrate per il 19% del pil, in soldoni 150 milioni su un bilancio da 600 milioni. Eppure, le risorse dedicate sono zero”. Certo, c'è un capitolo per gli eventi ma si tratta – spiega - di capitoli ordinari che hanno sempre avuto tutte le Segreterie al turismo. Ci sono invece altri progetti che ritiene fondamentale non lasciare sulla carta, come il trenino che collega Città a Borgo: “costa 10 milioni – dice Pedini Amati - lo vogliamo fare oppure no?”.

C'è anche il famigerato decreto alberghi: “L'atto di democrazia in Consiglio lo abbiamo fatto, mettendo a posto l'articolo 2 come voleva qualche gruppo di maggioranza. Poi, 3 partiti di maggioranza su 4 hanno votato perché fosse abrogato. Sebbene quei soldi, a disposizione eventualmente anche di parte dei mutui pregressi, venissero dalla tassa di soggiorno che non faceva parte del bilancio”. Sgambetto non gradito: “rappresentava una boccata d'ossigeno per gli alberghi, gli unici a non lavorare per niente durante il Covid”. Amara la conclusione: “I nostri predecessori ci hanno lasciato infrastrutture. Noi non abbiamo lasciato niente. Nel turismo abbiamo gestito l'ordinario. E questo non va bene”.





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