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Politica italiana. Sul processo lungo arriva il sì del Senato

29 lug 2011
Nel giorno della fiducia sul provvedimento “allunga processi”, Giulio Tremonti passa al contrattacco sulla vicenda della casa nel centro storico di Roma. Per l'opposizione, il provvedimento che consente di allungare le liste di testimoni della difesa è l'ennesima legge ad personam per Berlusconi. I suoi legali, protestano dal centrosinistra, potranno avvalersi di queste norme nei processi Mills e Ruby. E il Csm e l’associazione magistrati denunciano l’incostituzionalità del provvedimento, che i senatori dell’Italia dei Valori bollano come un “furto di giustizia” e su cui non mancherebbero perplessità da parte di Napolitano, ieri duramente attaccato dalla Lega sulla vicenda delle sedi dei ministeri a Monza. Tuttavia il Quirinale non interverrà prima di settembre, quando il testo approvato al Senato passerà all’esame della Camera.
Mentre Berlusconi è convalescente per un intervento al polso, Tremonti rompe l’accerchiamento e si difende dall'accusa di aver ricevuto favori illeciti usando la casa del suo ex braccio destro Marco Milanese. “Non ne ho bisogno”, rivendica il ministro dell’Economia, che ammette di aver commesso errori, di aver fatto una “stupidata” senza tuttavia commettere illeciti, e di non aver pagato in nero l’affitto della casa romana. I ministri Frattini e Palma si schierano al suo fianco, anche se in tanti nella maggioranza lo scaricherebbero volentieri. Ma la difficile situazione dei mercati al momento non consente siluramenti del genere. L’opposizione, però, continua l’attacco. Per la sinistra ma anche per i centristi dell’Udc Tremonti dovrebbe comunque dimettersi spontaneamente. Le sue parole, denuncia Vendola, “sono un modo minimalista ed imbarazzante per affrontare la questione morale”.

Da Roma Francesco Bongarrà

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