Dall’esecutivo del partito dei democratici arriva il primo via libera al governo dei contenuti, in attesa che la parola definitiva passi al proprio parlamentino, convocato per sabato mattina. Se la direzione del partito socialista farà la stessa cosa, quello di sabato sarà l’ultimo atto prima delle dimissioni del governo che potrebbero essere rassegnate nei primi giorni della prossima settimana. Poi la fase istituzionale: gli incontri della Reggenza, il conferimento del mandato esplorativo, le consultazioni e la formazione del nuovo governo. Mercoledì sera l’esecutivo del PdD, il Gruppo Consiliare e i responsabili dei Gruppi per le riforme hanno preso in esame l’Ordine del Giorno votato dal Consiglio Grande e Generale il 21 novembre scorso e confermato l’impegno a proseguire nei negoziati necessari per arrivare in tempi brevi alla definizione delle procedure per la formazione di un nuovo esecutivo, un governo straordinario – scrivono nella nota conclusiva - caratterizzato dalla più ampia convergenza sulle soluzioni istituzionali; economiche e sociali per uscire dalla crisi politica attuale e per dare nuovo impulso al benessere e alla democrazia del Paese. Giovedì mattina, intanto, socialisti, democratici e democristiani si sono incontrati per un ulteriore confronto sulla legge finanziaria. Non si è presentato il rappresentante di Rifondazione Comunista, come del resto già annunciato dal Segretario, Ivan Foschi. “Non parteciperemo più ad alcun incontro – aveva detto – fino a quando il governo non rassegnerà le proprie dimissioni”. Un passaggio che avverrà tra qualche giorno. Per la riunione della direzione socialista di questa sera i segnali sono di un confronto tranquillo, l’intesa politica è stata ratificata – spiega il capogruppo Antonello Bacciocchi, i contenuti sono ampiamente condivisi, intendiamo andare avanti su questa strada. A chi sottolinea la riduzione di segreterie Bacciocchi replica “non si tratta per noi di una penalizzazione, ma della rispondenza all’impostazione politica di questo governo, basato non sulle poltrone ma sulle cose da fare. Certo – aggiunge – avremo un ridimensionamento in termini numerici per la presenza in Congresso di Stato, ma lo controbilanceremo con l’azione politica”.
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