Non è ancora matrimonio, ma poco ci manca. Chiamiamola, piuttosto, convivenza. Ps e Psd, sempre più vicini. “I prossimi passaggi sono interni ai rispettivi partiti – spiega il segretario del Ps Simone Celli - entro fine luglio potremmo suggellare l'intesa”. Gli organismi dovranno valutare la proposta d'accordo. “Spero che a breve – si augura anche Capogruppo del Psd Gerardo Giovagnoli – si chiarisca che possiamo percorrere fin da subito una strada comune. ” Dove porterà questa strada? Sicuramente alla stessa coalizione, come già dichiarato da entrambi. Si uniranno in un partito unico? Giovagnoli mette le mani avanti: non si è parlato né di sigle, né di formule partitiche, per ora si cerca di mettere alla prova un'intesa che negli ultimi mesi è stata in grado di cancellare tensioni e fratture del passato.” “Non si parla di partito unico, ma di intesa politica”, gli fa eco Celli. E' forse per evitare che le strade si separino di nuovo che la destinazione finale è ancora da scrivere. Della serie: prima di unirci nuovamente in matrimonio proviamo a convivere, poi si vedrà. E' una coppia aperta, nel senso che questa unione non preclude altri feeling. Il Psd è stato chiaro, vuole combattere la frammentazione a sinistra, una vera e propria diaspora che ha spostato parte dell'elettorato. Dice Giovagnoli: “l'impegno è quello di mettere da parte visioni monocentriche e personalismi. Lo chiede il paese, nella peggior crisi degli ultimi 50 anni. Nel momento in cui serve maggiore unità c'è disgregazione. Vogliamo invertire il percorso”. Ribadisce Celli: l'obiettivo è rafforzare l'area riformista, in passato soggetta a scissioni ed emorragie di voti”. Un'idea condivisa, dunque. Ma si parla solamente di un'area che con varie sigle cerca di riorganizzarsi. I punti di fermi rimangono Psd e Ps. Sono loro a dover tirare le fila al netto delle scelte di altri. No, quindi, a partiti unitari. C'è un tavolo riformista a cui siedono anche Su e Civico 10. Per ora si è parlato di attualità, ma presto il Psd potrebbe affrontare la questione delle prospettive politiche. Un progetto spostato in avanti, dato che né Su né Civico 10 – diversamente dai Socialisti - hanno aperto il dialogo con la maggioranza. Maggioranza in cui il Ps non fa parte, ma non intende essere escluso dalle decisioni che contano, dai temi strategici come risanamento del bilancio e difesa sociale. Con il Psd sta avviando un confronto programmatico su alcuni temi prioritari, e rilancia il suo patto di legislatura. “In momenti di straordinaria difficoltà – dice Celli - la politica deve assumere decisioni straordinarie”. Il Ps vuole aprire un confronto serio e strutturato con la maggioranza sulle emergenze del paese. La Dc non sembra contraria. Chissà cosa diranno Ap e Ns.
Monica Fabbri
Sull'avvicinamento delle due forze politiche interviene con durezza Liberamente San Marino che scrive: PSD e PS fortemente indebolitisi in questi ultimi mesi, sentendo odor di elezioni cercano marchingegni di bassa architettura politica per nascondere le proprie magagne e hanno pensato bene di unire strategicamente le loro due debolezze nella speranza di mitigare la dura realtà. Il copione non cambia - sottolinea Liberamente - che ricorda l'unificazione di vertice tra ex Socialisti ed ex Comunisti, che fece scomparire il vecchio P.S.S. dando vita al P.S.D., con il risultato di aver complessivamente perso a tutt'oggi 11 seggi e 4.000 voti rispetto alle elezioni del 2001. Tra i due – conclude Liberamente - è il PSD che compie un buon affare. Infatti è al Governo, mentre il P.S. al governo non c'è, anche se vorrebbe. Se l'accordo prevede una stretta collaborazione sia per il presente, sia in chiave futura, vuol dire che il P.S. certifica la sua rinuncia al ruolo di opposizione, mentre il PSD rimane saldamente al Governo e ne aumenta anzi il potere contrattuale nel Congresso di Stato.
Monica Fabbri
Sull'avvicinamento delle due forze politiche interviene con durezza Liberamente San Marino che scrive: PSD e PS fortemente indebolitisi in questi ultimi mesi, sentendo odor di elezioni cercano marchingegni di bassa architettura politica per nascondere le proprie magagne e hanno pensato bene di unire strategicamente le loro due debolezze nella speranza di mitigare la dura realtà. Il copione non cambia - sottolinea Liberamente - che ricorda l'unificazione di vertice tra ex Socialisti ed ex Comunisti, che fece scomparire il vecchio P.S.S. dando vita al P.S.D., con il risultato di aver complessivamente perso a tutt'oggi 11 seggi e 4.000 voti rispetto alle elezioni del 2001. Tra i due – conclude Liberamente - è il PSD che compie un buon affare. Infatti è al Governo, mentre il P.S. al governo non c'è, anche se vorrebbe. Se l'accordo prevede una stretta collaborazione sia per il presente, sia in chiave futura, vuol dire che il P.S. certifica la sua rinuncia al ruolo di opposizione, mentre il PSD rimane saldamente al Governo e ne aumenta anzi il potere contrattuale nel Congresso di Stato.
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