C'è fermento in casa del Psd. Il giorno del Congresso si avvicina e c'è chi, nel partito, cerca la mediazione. “È cominciata la guerra delle tessere” - commenta un aderente - c'è in atto un tentativo di scalare il partito”. Intanto è un continuo botta e riposta a mezzo comunicato. Le due anime si accusano a vicenda. Nicola Ciavatta e Daniele Stefanelli attaccano chi teneva il timone, “per aver condannato il partito – dicono - a mesi di inerzia, immobilismo ed apatia, scambiando l’intraprendenza di chi cercava di dare un contributo per arrivismo”. Ancora nessuna indiscrezione sui nomi di chi potrebbe ambire a ruoli di vertice. “Siamo ancora nella fase di concertazione”, precisa Dalibor Riccardi. Potrebbe essere lui uno dei papabili? “Non ne abbiamo mai parlato e non sono abituato a propormi – spiega. Se dovesse ricevere la proposta dal partito ci ragionerebbe su, ma al momento è prematuro. I colloqui riprendono questa sera, in Direzione, “ per trovare soluzioni che amalgamino le componenti”. Da una parte c'è chi, come lui, vuole che il psd riparta da se stesso, aprendosi ad un'area riformista più ampia, che consideri anche movimenti civici e società civile. Anche per Capicchioni il progetto psd non è obsoleto, serve però un forte cambio di passo e il rinnovamento della governance. Altri – come Iro Belluzzi - guardano ad un contenitore nuovo, in cui traghettare il patrimonio socialista e riformista, coinvolgendo mondo imprenditoriale e libere professioni, un progetto con uno stampo liberale dell'economia, che mantenga i capisaldi della sinistra come stato sociale ed istruzione. Per Andrea Belluzzi e Gerardo Giovangoli le due visioni non sono in contrapposizione, parlano piuttosto di personalismi. Invitano quindi ad aprire una stagione di riflessione. “Il partito va rifondato – spiega Andrea Belluzzi - ripartendo dal confronto. E' da lì che si costruisce”. Guarda quindi ad un Psd pronto a rimettersi in discussione reinterpretando il riformismo in maniera attuale. Riguardo ad un suo ruolo di vertice: “mi metto a disposizione – dice - per fare parte della classe dirigente. Poi si vedrà. L'importante è avere una squadra che tiri dalla stessa parte, lasciando fuori dalla porta le questioni personali.” Qualche frecciatina a SSD che – accusano – lavora per dividere mentre qualcuno nel Psd nicchia. Le nuove leve rispondono, piccate: “non esiste una parte del Psd sponsor del Governo, che viva di rimpianti per occasioni perdute, o sia soddisfatta di come stia agendo la maggioranza”. Per Riccardi “non essere riusciti a rimanere uniti è il più grande limite della sinistra”. Quell'ennesima spaccatura ha indebolito anche SSD – dice. “Non sono né carne né pesce – aggiunge – dato che per stare in maggioranza hanno dovuto unire tre partiti in un agglomerato di persone con una visione quasi comune su alcuni temi.
MF
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