Per Simone Celli, segretario del Partito Socialista, non si può non valutare positivamente questo importante passaggio, “siamo molto soddisfatti – ha detto – e a questo punto auspichiamo possa avvenire a breve l'ulteriore step, l'uscita dalla black list, per dare respiro alle nostre aziende”. Anche per l'Unione per la Repubblica si tratta di un punto di partenza imprescindibile: “Alla Repubblica è stato imposto – scrive – nell'ultimo quadriennio, uno sforzo imponente con la finalità di adeguare il funzionamento delle sue istituzioni agli standard internazionali. Uno sforzo cui il Consiglio Grande e Generale non si è sottratto, impegnandosi in scelte di profonda rottura col passato. Ma ora – conclude – l'eventuale mancata adozione di un nuovo modello di sviluppo rischierà di generare recessione economica e impoverimento sociale”. Ivan Foschi, Sinistra Unita, esprime soddisfazione ma invita a non illudersi: “E' un punto di ripartenza, non la conclusione di un percorso. Ci illuderemmo – continua – se pensassimo che sia finita la guerra con l'Italia, ora il deterrente black list viene meno, ma tocca a noi ritrovare le condizioni per far tornare gli investitori e la fiducia nel nostro sistema”. “Non aspettiamoci un percorso tutto in discesa il lavoro è solamente all’inizio!” – gli fa eco Civico 10 che esorta San Marino a rinnovarsi nella sostanza, oltre che nella forma e non risparmia un attacco all'azione dell'Esecutivo. “Compiacendoci del risultato ormai prossimo dell’uscita dalla Black List – scrive Civico - non possiamo fare altro che chiedere per l’ennesima volta al Governo di mettere in campo non interventi tappabuchi ma provvedimenti coraggiosi e innovativi che riescano a riformare tutta la macchina statale”. “E' un passo ma nulla di risolutivo – concorda Roberto Ciavatta di RETE – c'è da lavorare e molto. Per il Paese la ratifica è positiva ma guai a fare di questa firma una foglia di fico con cui nascondere i problemi di San Marino che sono tanti e vanno risolti”.
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