“Il no greco – afferma Marco Gatti – non è positivo per l'Europa in generale. Mi auguro ci si metta intorno a un tavolo, ora, per trovare un piano di rientro sostenibile”. “L'uscita della Grecia dall'euro – conclude il segretario DC – sarebbe una sconfitta per tutti”. Anche Mario Venturini, di AP, si augura riprendano i negoziati. “L'Europa – sostiene – fino ad ora è stata in mano ai burocrati. Il meccanismo va rivisto. Resta il fatto che la Grecia è in un vicolo cieco”. “Spero che questo referendum – dice il segretario del PSD, Marina Lazzarini – porti a quell'Europa dei popoli che tutti vogliamo. Mi rimetto alla decisione dei greci”. “La preoccupazione – le fa eco Maria Luisa Berti, Noi Sammarinesi - è che non si riveli una vittoria di Pirro; c'è da risolvere la problematica con l'UE. Sono state comunque messe in luce 2 Europe: quella del rigore e quella dei Popoli”. Netta la posizione di Rete. “Il no – fa sapere Roberto Ciavatta – era ciò che mi auguravo, ma non mi aspettavo percentuali così alte. Il futuro dei greci resta incerto, ma hanno dato un segnale di democrazia che noi ci sogniamo”. “La Grecia ha scelto democraticamente – dice Andrea Zafferani, di Civico 10, che interviene a titolo personale -. Ma se l'UE fosse uno Stato dovrebbe ripensare le proprie politiche e avere la possibilità di commissariare Paesi non in grado di governarsi”. Marco Podeschi, dell'UPR, parla di “scelta legittima del Popolo greco. Difficile capire cosa accadrà – continua -; le implicazioni sono imprevedibili”. “Il risultato di questo referendum – afferma Paride Andreoli, del Partito Socialista – è un no all'austerity; allo stesso tempo implica maggiore attenzione ai problemi dei Paesi”. “Non era un referendum pro o contro l'euro – sottolinea Ivan Foschi, di Sinistra Unita. Ci vuole molta buona volontà – ora – da entrambe le parti, perchè nessun compromesso è a costo zero”. Secondo il consigliere indipendente Luca Lazzari, è stata “una scossa di democrazia, quando sembrava invece che le scelte più importanti fossero appannaggio della tecnocrazia finanziaria”. “Bene – conclude Denise Bronzetti – se tutto ciò porterà ad un ripensamento delle politiche di Austerity. Sarei molto dispiaciuta – invece – se l'effetto fosse il crollo del sogno europeo”.
Gianmarco Morosini
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