Dietro alla scelta del “sì” sulla scheda azzurra per la modifica all'attuale legge elettorale c'è la consapevolezza di una normativa “che non funziona”, afferma il Comitato “Sì alla rappresentatività”. La legge di oggi, sostengono, consente a partiti poco rappresentativi di governare con una “larga maggioranza” in Consiglio. Da qui la proposta di cambiamento.
Sulla modifica alla legge le opposizioni sono compatte. Il Pdcs parla di un referendum nato per “porre rimedio alle distorsioni” provocate dal ballottaggio. Se i cittadini sceglieranno il “sì”, sostiene la Dc, si avrà un Consiglio con rappresentanti eletti “in base ai voti realmente ricevuti da ciascuna lista” e non grazie al premio di maggioranza. Per il Psd è necessario cambiare una legge che “snatura la democrazia nel contesto attuale in cui esistono almeno tre coalizioni”. Vincere al ballottaggio, aggiunge, “dà la legittimità per governare” ma non “il consenso nel Paese”. Il Partito Socialista prende ad esempio le ultime elezioni politiche per bocciare il sistema in vigore che, spiega, ha permesso di sostituire “candidati con 150 voti con altri con appena 20”.
Per Rete è fondamentale votare “sì” per garantire una “piena rappresentatività al Consiglio e per ripristinare il concetto di democrazia”. “Gli elettori – aggiunge il movimento – valgono durante tutta la legislatura”. Modificare la norma, per Movimento Democratico, significherà “favorire una vera aggregazione basata su visioni e progetti comuni” e non “unioni meramente elettorali” per arrivare al ballottaggio.
Quasi tutte le opposizioni sono unite anche sul “sì” al secondo quesito, scheda gialla, per aggiornare la Carta costituzionale. Sulla questione il Pdcs ritiene, invece, più opportuno un confronto “che non c'è stato” prima di legiferare su temi del genere che “riguardano la natura dell'uomo”.
Nel servizio, l'intervista a Luca Beccari, rappresentante del comitato "Sì alla rappresentatività"