Iniziata in mattinata la maratona consiliare. I lavori si svolgono in una situazione inedita; con una presenza contingentata in Aula. Mentre i restanti consiglieri erano distribuiti nelle varie sale di Palazzo. Ma tutto ciò – in fondo - è un dettaglio, se si considera la forza dirompente di quanto sentito oggi. Ore e ore di lettura di una relazione che contribuirà a fare chiarezza sugli infiniti rumors, le voci di corridoio, che avevano accompagnato la parabola del CIS, aggiungendo anche elementi inediti, apparentemente esplosivi. E questo grazie anche a decine di audizioni, e una significativa raccolta documentale.
In apertura di seduta, del resto, il Presidente della Commissione d'inchiesta, Gerardo Giovagnoli, aveva annunciato come in questa vicenda fossero sostanzialmente “saltati” i “rapporti fisiologici” tra politica, BCSM, la banca stessa e la sua proprietà, fino ad arrivare alla Giustizia. Nella relazione si fa notare come - fino al 2019 -, tutti coloro che all'interno di Banca Centrale iniziarono ad investigare sull'istituto di credito vennero rimossi o “per azione politica”, o “come conseguenza di azioni giudiziarie”. Gravida di conseguenze apparirebbe la prima ispezione presso l'allora Banca Partner, dalla quale sarebbero emerse gravissime risultanze. Ma la Vigilanza di BCSM subì “forti pressioni”– si afferma nella relazione -, culminate nella rimozione di Stefano Caringi, cui seguirono le dimissioni di Bossone e Papi. Su tutto pesanti influenze della politica, perché un elemento determinante della stabilità del Governo di allora – sostengono i commissari – pare fosse proprio la sfiducia a Caringi.
Da qui approfondimenti sulla vicenda dei cosiddetti “ribelli grandoniani”, e analisi sugli equilibri politici dell'epoca. Ma ciò che è più importante furono gli effetti per l'intero Paese; ovvero la mancata approvazione di un memorandum d'intesa con Bankitalia, e il deterioramento, per molti anni, dei rapporti con Roma. Decisivo il capitolo riguardante il “caso titoli” e Francesco Confuorti: figura che appare assimilabile – si legge nella relazione - “a quella di un socio e di un amministratore occulto di Banca CIS”. Ma non solo, perché si parla anche di una sorta di rapporto padronale su Banca Centrale, all'epoca della direzione Savorelli; e dell'adozione di una “strategia della tensione” cominciata con “l'azzeramento della vigilanza, il commissariamento di Asset”, e terminata con il “tentativo di commissariamento” di Cassa. Tutto ciò avrebbe provocato danni “nell'ordine delle centinaia di milioni”.
Non mancano poi approfondimenti sul caso Ali Turki, i tentativi di acquisto da parte di Stratos, il “rapporto” di un giudice con il “Gruppo Grandoni”. E a proposito di Giustizia si sottolinea come “sia presente il rischio concreto”, per i magistrati, di subire “contaminazioni ambientali”, che ne compromettano la terzietà. Un caso paradigmatico, insomma, quello del CIS, per la Commissione d'inchiesta, che nei prossimi 6 mesi indagherà anche sulle altre crisi bancarie. Di certo, in questa relazione – votata all'unanimità da commissari di maggioranza ed opposizione -, compaiono nomi di spicco della politica di ieri e di oggi. Giovedì il dibattito, che si annuncia al calor bianco. Ma i lavori del consiglio riprenderanno domani con il comma comunicazioni.