Donne sammarinesi, attente a dove abortite! Perché se lo fate a San Marino potreste essere punite con la prigionia di secondo grado. Di primo grado se lo fate per “motivi d’onore”. Lo dice la legge del 1974 che, grazie a Bene Comune (DC-NS-AP-PSD), è tuttora in vigore. Sempre che rimanga una cella libera, visti i tempi che corrono… Il Consiglio Grande e Generale ha infatti respinto l’istanza d’arengo che chiedeva la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. L’istanza non chiedeva di regolamentare l’aborto, ma di cancellarlo dalla lista dei reati perseguibili con il carcere. Ma il primo partito della Repubblica – la diocesi del Montefeltro in collaborazione con Comunione e Liberazione – non ha voluto. E allora addio diritto all’autodeterminazione e addio al libero arbitrio. Il corpo della donna è ancora oggi, nel 2014, a San Marino, di proprietà della maggioranza di turno. Sì perché se questa maggioranza fondamentalista si arroga il diritto di imporre i suoi dogmi agli altri, non è detto che in futuro un altro tipo di integralismo non imponga i propri. Ma uno Stato che si permette di esercitare potere di vita e di morte sui propri cittadini, preferendo sostituirsi alle loro coscienze invece di dare loro gli strumenti per renderli responsabili, non è uno Stato democratico. E questo andrà riferito alle organizzazioni internazionali.
Una maggioranza miope, un dibattito consiliare indegno di un paese democratico, che ha riportato San Marino indietro di cinquecento anni. Interventi che, lungi dall’essere la difesa di ideologie anacronistiche, sono stati per lo più la conferma della sottomissione di una parte politica, la DC, al suo protettore/procacciatore di elettori prediletto: la diocesi. Con buona pace del PSD, che in teoria dovrebbe essere il partito difensore dei diritti umani e civili e che invece, ancora una volta, non ha perso occasione per sottomettersi al volere del suo padrone. Su un’istanza che, tra l’altro, è stata depositata da un membro della sua Segreteria.
Stessa sinfonia per l’Istanza che richiedeva il riconoscimento dei matrimoni tra coppie dello stesso sesso, anche per matrimoni contratti all’estero. Un’istanza che è nata dall’esperienza reale di un cittadino sammarinese, Federico Podeschi, che dopo il diploma è letteralmente scappato da San Marino e si è trasferito in Gran Bretagna. Qualche mese fa ha sposato il suo compagno Darren ma il loro legame non è valido in Repubblica: pur essendo sposati Darren non potrà ottenere un permesso di soggiorno a San Marino né assistere Federico o esprimere un consenso in suo nome in caso di un’emergenza medica. Federico è partito dalla propria esperienza per cercare di dare voce alle centinaia di cittadini sammarinesi che ogni giorno sono costretti a vivere segretamente le loro relazioni affettive con i/le propri/e partner, quasi come se l’omosessualità fosse una vergogna. Con la bocciatura dell’istanza, le conquiste consolidate (“La Repubblica assicura pari dignità sociale e uguale tutela dei diritti e delle libertà” – “I diritti della persona umana sono inviolabili” – “Tutti sono uguali di fronte davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, condizioni personali, economiche, sociali, politiche e religiose”) vengono semplicemente aggirate in nome di convinzioni personali, solitamente dettate dall’ignoranza o dall’opportunismo. I diritti civili stabiliscono le libertà individuali di cui deve godere ogni singola persona (diritto alla vita, alla libertà di pensiero e d’espressione, alla cittadinanza ecc) a tutela della propria dignità e libertà. Perciò non possono essere ignorati e non sono negoziabili da chi dovrebbe limitarsi a dar loro seguito e garantirne il rispetto.
Quindi, donne e uomini sammarinesi, non aspettatevi che il governo si batta per il rispetto dei vostri diritti…continuerà a riconoscervi come individui portatori di diritti e doveri solo quando busserà alle vostre porte per farvi pagare qualche nuova tassa.
E se invece il vostro nome compare sulla relazione della Commissione Antimafia, potete aspirare a un posto da Segretario di Stato!
Comunicato stampa Movimento RETE
Una maggioranza miope, un dibattito consiliare indegno di un paese democratico, che ha riportato San Marino indietro di cinquecento anni. Interventi che, lungi dall’essere la difesa di ideologie anacronistiche, sono stati per lo più la conferma della sottomissione di una parte politica, la DC, al suo protettore/procacciatore di elettori prediletto: la diocesi. Con buona pace del PSD, che in teoria dovrebbe essere il partito difensore dei diritti umani e civili e che invece, ancora una volta, non ha perso occasione per sottomettersi al volere del suo padrone. Su un’istanza che, tra l’altro, è stata depositata da un membro della sua Segreteria.
Stessa sinfonia per l’Istanza che richiedeva il riconoscimento dei matrimoni tra coppie dello stesso sesso, anche per matrimoni contratti all’estero. Un’istanza che è nata dall’esperienza reale di un cittadino sammarinese, Federico Podeschi, che dopo il diploma è letteralmente scappato da San Marino e si è trasferito in Gran Bretagna. Qualche mese fa ha sposato il suo compagno Darren ma il loro legame non è valido in Repubblica: pur essendo sposati Darren non potrà ottenere un permesso di soggiorno a San Marino né assistere Federico o esprimere un consenso in suo nome in caso di un’emergenza medica. Federico è partito dalla propria esperienza per cercare di dare voce alle centinaia di cittadini sammarinesi che ogni giorno sono costretti a vivere segretamente le loro relazioni affettive con i/le propri/e partner, quasi come se l’omosessualità fosse una vergogna. Con la bocciatura dell’istanza, le conquiste consolidate (“La Repubblica assicura pari dignità sociale e uguale tutela dei diritti e delle libertà” – “I diritti della persona umana sono inviolabili” – “Tutti sono uguali di fronte davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, condizioni personali, economiche, sociali, politiche e religiose”) vengono semplicemente aggirate in nome di convinzioni personali, solitamente dettate dall’ignoranza o dall’opportunismo. I diritti civili stabiliscono le libertà individuali di cui deve godere ogni singola persona (diritto alla vita, alla libertà di pensiero e d’espressione, alla cittadinanza ecc) a tutela della propria dignità e libertà. Perciò non possono essere ignorati e non sono negoziabili da chi dovrebbe limitarsi a dar loro seguito e garantirne il rispetto.
Quindi, donne e uomini sammarinesi, non aspettatevi che il governo si batta per il rispetto dei vostri diritti…continuerà a riconoscervi come individui portatori di diritti e doveri solo quando busserà alle vostre porte per farvi pagare qualche nuova tassa.
E se invece il vostro nome compare sulla relazione della Commissione Antimafia, potete aspirare a un posto da Segretario di Stato!
Comunicato stampa Movimento RETE
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