Nel mirino di Rete e degli indipendenti Pedini Amati e Lazzari non solo la legge sulla protezione degli investimenti ma anche il silenzio di Capicchioni su Cassa di Risparmio, incarichi in Banca Centrale, bando internazionale, emolumenti. “Non chiediamo dati sensibili – spiega Matteo Zeppa - ma vogliamo risposte di utilità pubblica. Eppure Capicchioni continua a celarsi dietro al segreto di Pulcinella”. Fa notare che il Segretario alle Finanze per non aver risposto all'interrogazione è stato addirittura ripreso dalla Reggenza, cosa non usuale. “O è in malafede – sospetta Pedini Amati – o lo sono i suoi consulenti ombra.” Rincara la dose Roberto Ciavatta: “non rispondono per non ammettere di non aver rispettato la legge”. E annunciano che chiederanno un incontro alla Reggenza. Poi, la legge sugli investimenti. Luca Lazzari chiarisce subito: “non siamo contro lo sviluppo come qualcuno vorrebbe fare credere ma contro l'uso spregiudicato della sovranità che mette a rischio il paese”. E' una legge che non tutela nulla – accusa Elena Tonnini – ma che crea disparità tra chi deve sottostare alle regole e chi, attraverso il contatto diretto con la politica, ottiene leggi su misura”. Sì quindi a norme valide per tutti e non cucite su misura. E sull'emendamento della maggioranza: “è stata votata l'urgenza ad un provvedimento alla cieca, sulla fiducia”. Infine gli aspetti politici. Pedini Amati, numeri alla mano, evidenzia l'incoerenza di chi a dispetto di quanto dichiarato alla vigilia, ha portato acqua al mulino della maggioranza. Il sì del Partito Socialista – rileva - non bastava ad ottenere i due terzi dell'Aula. “Ci siamo ritrovati con voti che sulla carta non dovevano esserci”. Poi, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “mi piacerebbe uscisse allo scoperto chi ha votato a favore. Volevamo il voto palese ma Simone Celli ha chiesto fosse segreto”.
MF
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