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Rete pronta a correre da sola: "Il cambiamento lo abbiamo dimostrato sul campo"

di Monica Fabbri
28 mar 2024

“Arrivare al punto di rottura è stata una lenta agonia. La legislatura era già finita con la nostra uscita”: Daniela Giannoni non fa sconti alla maggioranza, rimasta al timone “con numeri risicati”, e con alcune forze “che volevano rimanere ancorate alle poltrone”. Torna sulla Reggenza nominata dalle opposizioni, “risultato storico ed anomalo”. I numeri – afferma – dicono che è possibile avere un paese senza la Dc al Governo. Ritiene, però, che i giochi siano già fatti: nonostante altri gruppi si propongano da contraltare – afferma - il matrimonio con il PDCS pare già annunciato. Il movimento torna ad invocare Riforme eque, imputando alla maggioranza uscente inattività e mancanza di coraggio.

Ed è stato proprio questo a determinare l'uscita di Rete dal Governo, dopo aver portato a casa, “nonostante le reticenze – afferma - l'unica vera riforma della legislatura, quella previdenziale”. “Per Rete andare al potere non è un obiettivo, ma un mezzo per migliorare il paese” rimarca Marino Antimo Zanotti, che ricorda le battaglie contro i poteri forti, la criminalità organizzata, per una giustizia che tornasse ad operare; “il Governo con la Dc – dice – era necessario, non potevamo lasciare andare a pezzi il paese per poi raccogliere i cocci”. Prende la parola un volto nuovo - Jaquelina Henriquez – che punta il dito contro chi si definisce solo a parole riformista: “Rete è sempre Rete, non una sommatoria di sigle e numeri senza idee e progetti”. Correrà da sola, dato che le coalizioni si costruiscono sui programmi e senza – dice - è “come un matrimonio combinato”.

Emanuele Santi tira le fila: il nostro programma è progressista, ma diverso dagli altri, perché il cambiamento lo abbiamo dimostrato sul campo. Continueremo a combattere – assicura - contro la malavita, per l'equità sociale, la giustizia, per le imprese sane e per avere un ambiente più pulito”.






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