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Riforma previdenziale: battaglia delle Opposizioni sul prelievo fisso dal Fondo pensioni

L’articolo è stato comunque approvato con 31 voti favorevoli e 14 contrari. In precedenza irritazione di DML per la bocciatura di emendamenti

16 nov 2022
Riforma previdenziale: battaglia delle Opposizioni sul prelievo fisso dal Fondo pensioni

Relativamente veloce e senza troppi scossoni, in mattinata, l'esame dell'articolato. Prova di compattezza in occasione della votazione delle norme relative agli incentivi e ai disincentivi, riservati alle lavoratrici madri prossime al pensionamento. Dopo lo stop pomeridiano i lavori sono ripresi in serata dall’articolo 19, relativo al "limite temporaneo alla perequazione". Prevista una rivalutazione annuale delle pensioni ordinarie fissata in 2,2 punti percentuali, nel periodo che va da inizio gennaio 2023 a fine 2027, e dunque "slegata" dall'inflazione. Da Libera si è subito sottolineato come l’articolo – presentato come emendamento in Commissione – fosse tra quelli criticati dal sindacato, e potrebbe condizionare le rivalutazioni degli anni a venire, nell’ambito della contrattazione.

Scelta oculata, è stato tuttavia ribadito dai banchi di RETE; in caso contrario vi sarebbe stato il rischio di inficiare completamente la riforma. Intervenuta anche DML; una rivalutazione completa avrebbe probabilmente vanificato l’intervento complessivo, è stato osservato. Ma uno sforzo “leggermente più importante” si poteva forse fare; l’idea era un 3%. Si chiede un sacrificio a tutta la popolazione – ha commentato Iro Belluzzi, indipendente di Libera -, anche ai pensionati. Comprendiamo la difficoltà del momento, ma viene erosa continuamente la capacità reddituale della cittadinanza. Auspicata maggiore parsimonia, allora, da parte degli apparati dello Stato. Una rivalutazione che tenesse completamente conto dell’inflazione in questo momento non era sostenibile, è stato riconosciuto dai banchi di RF; con i nostri emendamenti avevamo provato a fissare una percentuale leggermente più alta. Inevitabilmente – e forse involontariamente - tutto ciò potrà costituire una criticità in vista dei rinnovi contrattuali.

In fase di replica il Segretario Ciavatta ha convenuto sulla necessità, in prospettiva, di legare le rivalutazioni previdenziali a quelle medie salariali; ma in questa fase, a suo avviso, sarebbe stato difficile decidere altrimenti. Vi era necessità di intervenire con quella percentuale proprio per non legarla alle questioni dei rinnovi contrattuali. L’articolo è stato approvato. In seguito la norma sull’”abbattimento del reddito minimo” per i primi 4 esercizi del lavoratore autonomo, qualora non abbia compiuto i 40 anni di età. Favorevole DML. Mentre dai banchi di Libera si è osservato come questo articolo vada a peggiorare la situazione attuale. I minimi contributivi sono un blocco alle attività economiche, è stato sottolineato da RF. Il nostro non è un metodo contributivo, ha sottolineato il Segretario Ciavatta; non è una riforma previdenziale che deve stabilire le modalità dei controlli, ma il reddito minimo dichiarabile non è raggiunto da nessuna categoria economica. Al di sopra dei minimi le dichiarazioni sono quasi inesistenti.

Non è un caso – ha aggiunto - se le categorie di lavoro autonomo sono quelle di gran lunga più in disavanzo. E poi l’articolo sull’innalzamento delle aliquote contributive per i lavoratori subordinati: 0,5% annuo fino ad un aumento complessivo dell’1,5%; su FONDISS, dal primo gennaio 2026, aumento totale del 2%. Per i datori di lavoro 0,5% annuo fino ad un aumento dell’1,5%; su FONDISS aumento complessivo dell’1%. La norma successiva riguarda invece i lavoratori autonomi. Entrambe rapidamente approvate dall’Aula. Si è poi proceduto altrettanto celermente per alcuni articoli successivi, fino alla revisione della ritenuta di solidarietà.

Per i trattamenti pensionistici in corso di erogazione viene confermata e ridefinita gradualmente per importi superiori a 1.500 euro di pensione; mentre per chi va in pensione dal 2023 la ritenuta viene progressivamente ridotta, per poi essere abolita per chi va in pensione dal 2053. Ripresentato da DML – grazie anche alle firme di Sandra Giardi e Grazia Zafferani del Gruppo Misto - un emendamento già bocciato in Commissione, nel quale si puntava alla definizione di un orizzonte temporale determinato. Il Segretario Ciavatta ha ribadito considerazioni già esternate in precedenza. L’emendamento è stato respinto con 7 voti favorevoli e 24 contrari. Approvato l’articolo. Fra quelli affrontati in seguito la norma che delega al Congresso l’adozione di un apposito testo per la riorganizzazione del modello contributivo della Gestione Separata.

Ripresentato da DML e dalla consigliere del Gruppo Misto Giardi e Zafferani un emendamento soppressivo dell’articolo 30, che prevede che i soci delle società di professionisti debbano versare contributi previdenziali ed assistenziali. Le contribuzioni per i fondi previsti per dipendenti e gestione separata – si stabilisce – sono richieste anche per i liberi professionisti ad esclusione del percepimento dei dividendi. Non è inoltre consentita l’attività libero professionale per il socio che rinunci al codice operatore economico e non operi quale lavoratore autonomo o subordinato. Il clima si è scaldato. La normativa in materia precedentemente approvata dall’Aula all’unanimità – è stato detto da Domani Motus Liberi - “non è ancora stata capita fino in fondo”; con questo intervento si va a snaturare il testo del 2020, perché non è più conveniente, per i liberi professionisti, andare ad aprire una società. Articolo definito “offensivo”, anche per la popolazione “che vede un Parlamento schizofrenico”.

Motivazioni che hanno un significato profondo, è stato detto dalle fila di Libera; “questo articolo è un attacco ad una forza politica”. L’articolo sembrerebbe togliere significato alla società tra professionisti, ha osservato RF; ci sono delle “motivazioni politiche”. E’ stato uno degli articoli più discussi in Commissione, è stato sottolineato dai banchi di RETE; non accettabile che qualcuno “sparisca dai radar” e non paghi i contributi previdenziali. E’ poi intervenuto il Segretario di Stato Fabio Righi sottolineando come si tratti di attività diverse dalle altre, con regole particolari e dinamiche peculiari. L’articolo va a portare la società di professionisti al pari di ogni società di capitali, ha puntualizzato il Segretario Ciavatta; potenzialmente ci saremmo trovati con liberi professionisti che sarebbero potuti uscire dal sistema dei versamenti contributivi. Non possono esserci “macchie nere” dove sia consentito non versare contributi. Rammaricato, in sede di controreplica, il proponente di DML. L’emendamento è stato respinto con 5 voti favorevoli e 28 contrari. Articolo approvato. Successivamente la norma sull’adeguamento all’inflazione dei redditi minimi per la macro-categoria dei lavoratori autonomi e per gli iscritti alla Gestione Separata. Sarebbe stato più opportuno seguire l’andamento dei redditi, e non dei prezzi, è stato rimarcato dai banchi di RF; sottolineando come questa norma sia un “ulteriore elemento di disincentivazione all’avvio di imprese”.

Infine l’esame del passaggio più atteso e contestato: la questione del previsto prelievo fisso, dal Fondo Pensioni, di 17 milioni e mezzo annui nel biennio 2023-2024, e di 20 milioni dal 2025 al 2032. Misura indispensabile, ad avviso del Governo, per accompagnare la Riforma e garantire sostenibilità al sistema. Dopo le critiche dei sindacati Opposizioni all’attacco. Con l’articolo 33 ci si trova a discutere la “vera portata” della riforma, ha affermato un esponente di Libera. Ribadiamo la nostra forte contrarietà, perché le “ultime risorse vere” rimaste nel Paese sono gli attivi dei fondi pensione. Ci giochiamo la metà delle risorse a disposizione del primo pilastro nei prossimi 10 anni. I 20 milioni saranno prelevati a prescindere delle dinamiche dello sbilancio. Questo articolo mostra l’insufficienza di questa riforma, è stato detto dalle fila di RF. Quando il prossimo Governo si troverà grossomodo nella situazione di oggi il fondo pensioni sarà dimezzato, con una possibilità in meno per mitigare il peso dell’intervento sulle generazioni che lavorano.

Il tesoretto c’è e va utilizzato con logica – è stato detto -, e non per chiudere i buchi di un sistema fuori controllo. A richiedere l’aiuto dei fondi pensione è stato per lungo tempo il sistema bancario; se quei fondi fossero smobilitati tutti in una volta si creerebbero “disastri”. E’ l’articolo più importante e controverso, è stato riconosciuto da un esponente di RETE, che ha ricordato tuttavia l’attuale sbilancio fra entrate ed uscite e quanto sia pesante l’intervento dello Stato per un riequilibrio. “Questo intervento è a tutela del fondo pensioni, e non contro”.

“La sfida delle sfide è che questo fondo di riserva debba cominciare ad essere messo a frutto”. Un altro rappresentante del Movimento ha parlato dell’articolo come di un successo politico del Governo, perché è stato accettato – a suo avviso - il principio del prelievo, pur essendo stati richiesti dalle parti sociali importi più bassi. L’articolo garantisce un utilizzo razionale dei fondi pensione; e al tempo stesso è una garanzia affinché non siano annullati. Infine la replica del Segretario Ciavatta, che ha ricordato come fra gli emendamenti presentati in Commissione ve ne fosse uno che prevedeva un prelievo di 10 milioni. Sono state presentate diverse soluzioni. Non è vero che con questo articolo lo Stato non si prende un impegno; nel momento in cui il prelievo di 20 milioni non è sufficiente è proprio lo Stato a mettere tutta la differenza. Rimane la necessità di garantire un rendimento maggiore dei fondi pensione; già dalla prossima settimana ci sarà la prima bozza e si comincerà a discutere la modifica del modello gestorio, intanto di FONDISS. Quindi la votazione; l’articolo è stato approvato con 31 voti favorevoli e 14 contrari. Seduta sospesa dopo la mezzanotte.





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