La “Legge quadro per l’assistenza, l’inclusione sociale e i diritti delle persone con disabilità” contiene, già nel titolo, una parola di incommensurabile significato: “INCLUSIONE”.
Solo per indicare alcuni aspetti che col termine “inclusione” si dovranno considerare, indico queste altre parole: “introduzione, inserimento, accettazione, accoglienza, appartenenza e gradimento”.
Se l’assistenza sanitaria, infatti è un elemento imprescindibile, oggi non può più essere considerato l’unico aspetto e la Legge Quadro sull’inclusione e la disabilità supera proprio questo limite, includendo le persone con disabilità nel tessuto sociale dello Stato.
Includere, appunto, è far si che chiunque possa socialmente, culturalmente ed umanamente partecipare volontariamente, quindi con la piena possibilità di scelta, ad ogni aspetto della vita. L’inclusione implica quindi, sotto tutti i punti di vista, la piena disponibilità e capacità di mettere in atto con idonei strumenti e/o persone tutti gli accorgimenti che permettono di sviluppare interamente la vita di una persona.
Come sicuramente è noto, le forme di disabilità sono infinite e diverse, ma qualsiasi persona con disabilità dovrà, potrà e avrà sicuramente la possibilità di partecipare, collaborare, intervenire e agire affinché chiunque possa col proprio fare quotidiano contribuire al migliorare il Paese.
Non più INTEGRAZIONE, cioè sei nel Paese ma in gruppo a parte perché ti vedo e ti considero in un gruppo diverso – come accade a chi, ancora oggi guarda le persone con disabilità mettendole su piani diversi – ma INCLUSIONE perché finalmente si parte dal presupposto di UGUAGLIANZA. Difficoltà ma non diversità.
comunicato stampa
Maddalena Savoretti (PDCS)
Solo per indicare alcuni aspetti che col termine “inclusione” si dovranno considerare, indico queste altre parole: “introduzione, inserimento, accettazione, accoglienza, appartenenza e gradimento”.
Se l’assistenza sanitaria, infatti è un elemento imprescindibile, oggi non può più essere considerato l’unico aspetto e la Legge Quadro sull’inclusione e la disabilità supera proprio questo limite, includendo le persone con disabilità nel tessuto sociale dello Stato.
Includere, appunto, è far si che chiunque possa socialmente, culturalmente ed umanamente partecipare volontariamente, quindi con la piena possibilità di scelta, ad ogni aspetto della vita. L’inclusione implica quindi, sotto tutti i punti di vista, la piena disponibilità e capacità di mettere in atto con idonei strumenti e/o persone tutti gli accorgimenti che permettono di sviluppare interamente la vita di una persona.
Come sicuramente è noto, le forme di disabilità sono infinite e diverse, ma qualsiasi persona con disabilità dovrà, potrà e avrà sicuramente la possibilità di partecipare, collaborare, intervenire e agire affinché chiunque possa col proprio fare quotidiano contribuire al migliorare il Paese.
Non più INTEGRAZIONE, cioè sei nel Paese ma in gruppo a parte perché ti vedo e ti considero in un gruppo diverso – come accade a chi, ancora oggi guarda le persone con disabilità mettendole su piani diversi – ma INCLUSIONE perché finalmente si parte dal presupposto di UGUAGLIANZA. Difficoltà ma non diversità.
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Maddalena Savoretti (PDCS)
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