Archiviate le ultime istanze d’arengo è iniziato il lungo dibattito sull’accordo di cooperazione economica con l’Italia. Il segretario agli esteri ha ricordato le priorità e ribadito l’attenzione ai contenuti più che ai tempi. Una veloce cronistoria sui tavoli aperti con Roma: dagli aspetti finanziari e bancari, ai frontalieri, per concludere con l’accordo in materia radiotelevisiva e aeroporto. Ha ricordato il difficile lavoro di ricucitura con l’Italia dopo la mancata firma del 2005, che ha portato nel 2006 ad una nuova stretta da parte della Guardia di Finanza. Soprattutto ha parlato della posizione poco collaborativa dei settori tecnico-amministrativi all’interno dei ministeri italiani, nonostante negli incontri ufficiali arrivavano le rassicurazioni di D’Alema prima e del premier Prodi poi. Il responsabile agli esteri ha confermato la volontà di mantenere il segreto bancario, pur fornendo la massima collaborazione agli organismi internazionali per far si che San Marino sia agli occhi del mondo uno stato appetibile e autorevole, e soprattutto nella massima trasparenza. Ponendo anche l’accento su maggiori controlli. Che l’accordo sia necessario sono molti gli interventi che lo sottolineano, certamente da parte di tutti la richiesta di approfondire temi legati allo sviluppo bancario, universitario, sanitario, aeroportuale. Giovanni Lonfernini coglie un passaggio della relazione. La reale controparte è rappresentata dalla componente tecnico amministrativa romana con la quale va trovato un canale di dialogo. Molti consiglieri dell’Opposizione, per citarne alcuni Rattini, Valentini, Sansovini, rivolgono a Menicucci, la richiesta di aprire un tavolo di confronto proprio sulla bozza dell’accordo con tutte le forze politiche. Ma c’è anche stato chi, come Marco Gatti, chiede di non farlo se non sarà vantaggioso. Così come Gabriele Gatti ha ricordato la valenza di un accordo contro le doppie imposizioni del 2002 non ancora entrato in vigore e che avrebbe evitato dei coni d’ombra. Gli risponde il segretario alle finanze: “oggi non è più sufficiente – dice Macina – non da le certezze di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo misurarci con la scelta di aderire a organismi internazionali e quindi rispettare gli impegni assunti. Dalle loro valutazioni dipende anche il tipo di investimenti esteri che potremo avere in futuro”. Romeo Morri ha chiesto un parallelo rilancio dei settori vitali per il paese, e chiesto al governo perchè è entrato in competizione con lo Studio Ambrosetti, affidando un analogo incarico allo studio McKinsey.
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