Fra pochi giorni si apriranno le scuole e anche quest’anno i bambini e studenti si ritroveranno nelle mense latte fresco comune, non biologico.
Lo scorso 23 marzo 2013 il Consiglio Grande e Generale approvò all’unanimità un’Istanza d’Arengo affinché fosse resa ammissibile la commercializzazione del latte fresco biologico sul territorio.
L’Istanza, e si parlava del marzo 2013, impegnava: “il Congresso di Stato ad intraprendere, nell’ambito delle sue competenze, i provvedimenti conseguenti che, a mente dell’art. 7 della Legge 24 maggio 1995 n. 72, dovranno essere illustrati alla Commissione Consiliare Permanente competente, da parte del membro del Congresso di Stato incaricato, entro sei mesi dall’accoglimento della stessa.”
Ci pare guardano gli scaffali dei negozi che il latte fresco biologico non sia ancora comparso. Ma c’è di più. Da settimane sembra che sia ripreso l’interessamento di soggetti privati per l’acquisto – o forse sarebbe meglio dire la dismissione – della Centrale del latte.
Il tentativo di vendita della Centrale del latte è una telenovela ricca di colpi di scena con bandi segreti, bandi pubblici, trattative riservate e situazioni talvolta anche imbarazzanti.
Nulla di concreto però accade.
L’Azienda Autonoma per la Gestione della Centrale del latte però non si ferma, fa importanti investimenti nell’immobile e macchinari per renderli idonei all’attività di lavorazione del latte.
Il 14 dicembre 2010 è scaduto il Consiglio di Amministrazione (4 anni di prorogatio anche questo è un record!) ma il fatto eclatante, se confermato, sono le insistenti notizie sullo stato dell’immobile sede dell’attività di lavorazione del latte. Sembrerebbero, il condizionale è d’obbligo, sussistere nuove problematiche strutturali di una gravità così elevata tali da mettere a repentaglio l’attività stessa della Centrale del latte.
A ciò aggiungiamo che non solo il latte fresco biologico non arriva ma continua, anzi aumenta la pratica, poco elegante e poco in linea con i disciplinari di autenticità del prodotto del Consorzio Terre di San Marino, di vendere derivati dal latte (yogurt – mozzarelle – formaggi) prodotti all’estero e marchiati Centrale del latte San Marino – freschezze della tua terra.
A questo aggiungiamo che continua anche la pratica sotterranea e fuori legge di vendita di latte fresco “non sammarinese” in territorio.
Unione per la Repubblica è già intervenuta più volte su questo tema, un completo pasticcio dal punto di vista gestionale. Ci sfugge la logica con cui sono fatti gli investimenti nell’immobile e nei macchinari per un’attività in via di dismissione. Se confermate le voci sulle condizioni dell’immobile sarebbe interessante capire con quale criterio siano stati fatti negli ultimi anni i lavori strutturali all’edificio.
Nel settembre 2013 UPR chiese alla maggioranza lumi sul CdA scaduto da 3 anni. Ci fu risposto di pazientare qualche mese poiché il Governo sarebbe intervenuto sulla Centrale del latte. Noi stiamo ancora aspettando l’intervento e soprattutto di capire se le voci che circolano su tentativi di vendita e gravi problematiche dell’immobile sono vere.
Sarebbe paradossale che il Governo, che vara leggi per lo sviluppo e la promozione dell’economia, non riesca nemmeno a gestire una Centrale del latte pubblica.
Sarebbe comico che il Governo, che lavora alla tipicità dei prodotti sammarinesi, acconsenta alla vendita di prodotti derivati dal latte esteri con il marchio del consorzio Terre di San Marino.
Sarebbe imbarazzante avere la conferma che il latte utilizzato in ospedale e nelle mense delle scuole è prodotto in un edificio non a norma con le disposizioni dell’edilizia, di sicurezza ed igienico-sanitarie.
Ricordiamo che nel bilancio 2012 la Centrale del latte ha avuto un utile di 25.900 euro con fatturati in diminuzione e un costo per il CdA di circa 20.000 euro.
Forse sarebbe il caso che il Governo inizi a spiegare cosa sta accadendo nel settore del latte poiché i saldi di fine stagione sono già terminati da un pezzo.
Comunicato stampa Unione per la Repubblica
Lo scorso 23 marzo 2013 il Consiglio Grande e Generale approvò all’unanimità un’Istanza d’Arengo affinché fosse resa ammissibile la commercializzazione del latte fresco biologico sul territorio.
L’Istanza, e si parlava del marzo 2013, impegnava: “il Congresso di Stato ad intraprendere, nell’ambito delle sue competenze, i provvedimenti conseguenti che, a mente dell’art. 7 della Legge 24 maggio 1995 n. 72, dovranno essere illustrati alla Commissione Consiliare Permanente competente, da parte del membro del Congresso di Stato incaricato, entro sei mesi dall’accoglimento della stessa.”
Ci pare guardano gli scaffali dei negozi che il latte fresco biologico non sia ancora comparso. Ma c’è di più. Da settimane sembra che sia ripreso l’interessamento di soggetti privati per l’acquisto – o forse sarebbe meglio dire la dismissione – della Centrale del latte.
Il tentativo di vendita della Centrale del latte è una telenovela ricca di colpi di scena con bandi segreti, bandi pubblici, trattative riservate e situazioni talvolta anche imbarazzanti.
Nulla di concreto però accade.
L’Azienda Autonoma per la Gestione della Centrale del latte però non si ferma, fa importanti investimenti nell’immobile e macchinari per renderli idonei all’attività di lavorazione del latte.
Il 14 dicembre 2010 è scaduto il Consiglio di Amministrazione (4 anni di prorogatio anche questo è un record!) ma il fatto eclatante, se confermato, sono le insistenti notizie sullo stato dell’immobile sede dell’attività di lavorazione del latte. Sembrerebbero, il condizionale è d’obbligo, sussistere nuove problematiche strutturali di una gravità così elevata tali da mettere a repentaglio l’attività stessa della Centrale del latte.
A ciò aggiungiamo che non solo il latte fresco biologico non arriva ma continua, anzi aumenta la pratica, poco elegante e poco in linea con i disciplinari di autenticità del prodotto del Consorzio Terre di San Marino, di vendere derivati dal latte (yogurt – mozzarelle – formaggi) prodotti all’estero e marchiati Centrale del latte San Marino – freschezze della tua terra.
A questo aggiungiamo che continua anche la pratica sotterranea e fuori legge di vendita di latte fresco “non sammarinese” in territorio.
Unione per la Repubblica è già intervenuta più volte su questo tema, un completo pasticcio dal punto di vista gestionale. Ci sfugge la logica con cui sono fatti gli investimenti nell’immobile e nei macchinari per un’attività in via di dismissione. Se confermate le voci sulle condizioni dell’immobile sarebbe interessante capire con quale criterio siano stati fatti negli ultimi anni i lavori strutturali all’edificio.
Nel settembre 2013 UPR chiese alla maggioranza lumi sul CdA scaduto da 3 anni. Ci fu risposto di pazientare qualche mese poiché il Governo sarebbe intervenuto sulla Centrale del latte. Noi stiamo ancora aspettando l’intervento e soprattutto di capire se le voci che circolano su tentativi di vendita e gravi problematiche dell’immobile sono vere.
Sarebbe paradossale che il Governo, che vara leggi per lo sviluppo e la promozione dell’economia, non riesca nemmeno a gestire una Centrale del latte pubblica.
Sarebbe comico che il Governo, che lavora alla tipicità dei prodotti sammarinesi, acconsenta alla vendita di prodotti derivati dal latte esteri con il marchio del consorzio Terre di San Marino.
Sarebbe imbarazzante avere la conferma che il latte utilizzato in ospedale e nelle mense delle scuole è prodotto in un edificio non a norma con le disposizioni dell’edilizia, di sicurezza ed igienico-sanitarie.
Ricordiamo che nel bilancio 2012 la Centrale del latte ha avuto un utile di 25.900 euro con fatturati in diminuzione e un costo per il CdA di circa 20.000 euro.
Forse sarebbe il caso che il Governo inizi a spiegare cosa sta accadendo nel settore del latte poiché i saldi di fine stagione sono già terminati da un pezzo.
Comunicato stampa Unione per la Repubblica
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