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Anna Frank: Caso chiuso

Scoperto dopo 78 anni chi svelò ai nazisti il suo nascondiglio

di Mirco Zani
17 gen 2022
Anna Frank: Caso chiuso

Il volto di quella ragazzina, il suo nome "Anna Frank" divenuti tristemente famosi per via  di quel diario scritto proprio durante la permanenza in quel nascondiglio. A pochi giorni dalla Giornata della Memoria il sorriso appena accennato di quella bambina che ha trovato la morte in uno dei campi di concentramento nazisti, torna alla mente come uno dei simboli più famosi nel mondo della Shoah. Era la mattina del 4 agosto 1944, quando i nazisti fecero irruzione presso l’edificio Prinsengracht 263, sede della società Opekta Pectacon ad Amsterdam, dove da anni la famiglia Frank e altri ebrei avevano trovato rifugio per sfuggire alle persecuzioni. Ma la storia di Anna Frank è stata per 78 anni avvolta in un fitto mistero, forese il più drammatico.

Per scoprire il nascondiglio dove si trovava la famiglia Frank, la gestapo ha seguito le indicazioni di un traditore. Che per tutto questo tempo è rimasto nell'ombra. Ora, colui che rivelò il suo nascondiglio consegnando ai tedeschi la ragazzina diventata simbolo dell'Olocausto, ha un nome. Come nei migliori intrighi polizieschi , anche in questo caso si deve partire da un indagine, anzi da una serie di indagini, della durata di ben cinque anni. Come spiega il Corriere della Sera, a condurre le indagini è stato team con a capo un videomaker olandese: Thijs Bayens, uno storico e giornalista: Pieter van Twisk e da un ex agente del FBI: Vince Pankoke. Nella squadra va inserita anche la poetessa e biografa canadese Rosemary Sullivan.

La Sullivan è colei che ha scritto il libro dal titolo, “Chi ha tradito Anne Frank” che uscirà in occasione della Giornata della Memoria, dove racconta come si è arrivati a smascherare il traditore. Studiando centinaia di documenti inediti, il team è riuscito a risalire a chi rivelò ai tedeschi il nascondiglio, giungendo così ad un nome, quello del notaio: "Arnold van den Bergh". Lo stesso a cui era stato ordinato di selezionare i nomi di ebrei da deportare. Arnold van den Bergh, messo alle strette, nel gennaio 1944 decise di scambiare la sua libertà e quella della sua famiglia con quella degli ebrei che si erano nascosti. Anna e i suoi famigliari furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz dove trovò la morte a soli 15 anni.  Al momento della liberazione del campo di Birkenau-Auschwitz che segnò la fine del nazismo, soltanto Otto Frank, padre di Anna, fece ritorno a casa. Fu lui stesso a decidere di dare alle stampe e curare il diario tenuto dalla figlia in quegli oltre due anni trascorsi nascosti nell'alloggio segreto. Miep Gies, uno degli aiutanti della famiglia, tenne al sicuro il diario di Anna fino a quando Otto, lo pubblicò nel 1947.

Da allora è stato tradotto in 60 lingue e ha catturato l'immaginazione di milioni di lettori in tutto il mondo.









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