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Federer lascia, il tennis perde il più grande

di Roberto Chiesa
16 set 2022

La leggenda non ha età, il corpo sì. E 41 sono tanti. Anche se se l'entusiasmo è quello di un bambino e il talento quello di nessuno mai prima. Forse nemmeno dopo. C'è stato un durante e ce lo siamo goduti. In primis gli svizzeri e poi tutti gli appassionati, Feder è di tutti. E dire che ha vinto 103 tornei e dire 20 dello Slam e dire 310 settimane da numero 1 al mondo non è raccontare il mondo di Roger. "Genio e regolatezza" per un campione che ha sempre saputo lavorare con serietà per trasformare quella splendida vocazione naturale in un manuale di tennis. E se nei 25 anni di carriera tutto è cambiato, beh non solo ha saputo cambiare, ma anticipare quello che sarebbe stato. L'evoluzione dei materiali che hanno trasformato la vicenda da gioco a sport. Un Achille senza tallone. Tirava forte e sulle righe e poi alla bisogna pitturava. Giocava tanto e vinceva tutto e quando sul cruscotto degli anni si è accesa qualche spia, intelligente come è, ha ridotto il chilometraggio. In campo solo quando i dolori professionalmente, maniacalmente trattatati, gli consentivano di giocare per vincere. Non c'è alternativa per un predestinato. Non c'è un fine carriera balbettante. C'è il momento in cui staccare la spina. E accontentarsi di abitare tra le divinità. Meritava di essere raccontato dai più grandi, da Lombardi a Mura, forse Galeazzi o Tommasi impegnato in altre battaglie, fino al sommo Clerici. Che definendo una partita di Federer "una fottuta esperienza religiosa" ha lasciato le uniche 4 parole che oggi meritano di essere spese. 





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