«La rasatura è un rito di iniziazione e come tale va vissuto: gli atleti lo vivono bene». Sulla vicenda del vicentino di 11 anni rasato per non aver fatto bella figura in una gara internazionale, l'azzurro Federico Colbertaldo, 24enne atleta trevigiano cresciuto a Montebelluna, campione italiano e primatista europeo in carica dei 1.500 metri stile libero in vasca corta, nuota controcorrente.
Mezza Italia si è indignata per l'episodio denunciato dai genitori del giovane atleta che hanno presentato un esposto contro due istruttori e un'altra nuotarice 21enne di una piscina del vicentino, indagati dalla procura per abuso di mezzi di correzione, lui invece la giustifica. Anzi, sul blog di un giornalista, se la prende con i genitori «rovina dello sport».
«Mi spiace dirtelo - risponde l'azzurro in un intervento in chat, prendendosela con chi condannava questo episodio di "nonnismo" - ma genitori come questi sono la rovina dello sport. La matricola è un rito di iniziazione e come tale va vissuta, stranamente poi gli atleti la vivono bene (nella maggioranza dei casi, nella totalità in caso di atleti intelligenti) e sono sempre i genitori, gente che stranamente non ha mai fatto sport (o se lo hanno fatto erano dei frustrati), ad incazzarsi. Pensiamo al dramma invece di questo ragazzino che verrà isolato sportivamente, dato che nessuno si prenderà la briga di allenare uno con dei genitori del genere. Ma soprattutto pensiamo alle tre persone che hanno perso il posto di lavoro per colpa di due frustrati».
«Senza entrare troppo nel caso specifico - ha aggiunto Colbertaldo - vorrei chiarire che questo è l'ambiente piscina. Io l'ho vissuto bene e posso dirlo: per le matricole la rasatura è parte integrante del processo di crescita e la cosa vale per qualsiasi atleta, sia a livello nazionale che societario. Per la mia esperienza posso dire di non aver mai trovato nessuno che abbia rifiutato questa iniziazione. Magari qualche genitore può averla trovata fuori luogo, eccessiva, ma posso assicurare che tutti i ragazzi la tollerano e la vivono volentieri. Io - ricorda l'azzurro - quando avevo 15-16 anni non vedevo l'ora di essere rasato da Rosolino».
«E quando la cosa accadde conbtinua Colby - quando Max mi rasò i capelli ero felice perché sapevo che ero entrato a far parte del gruppo atleti. Insomma, la rasatura dei capelli nel nuoto è una cosa acclarata, una tradizione antica. Per quanto riguarda il ragazzino vicentino mi pare strano che possa essere collegata ai risultati data l'età giovanissima dell'atleta. Ripeto, la vicenda ha assunto contorni diversi perché i genitori si sono sentiti coinvolti. Quando capitò a me ricordo che i miei genitori non dissero nulla, mantenendo il giusto distacco dalla piscina. Il problema, come spesso accade, è che quando si intromettono, creano sempre incomprensioni».
Fonte Gazzettino.it
Mezza Italia si è indignata per l'episodio denunciato dai genitori del giovane atleta che hanno presentato un esposto contro due istruttori e un'altra nuotarice 21enne di una piscina del vicentino, indagati dalla procura per abuso di mezzi di correzione, lui invece la giustifica. Anzi, sul blog di un giornalista, se la prende con i genitori «rovina dello sport».
«Mi spiace dirtelo - risponde l'azzurro in un intervento in chat, prendendosela con chi condannava questo episodio di "nonnismo" - ma genitori come questi sono la rovina dello sport. La matricola è un rito di iniziazione e come tale va vissuta, stranamente poi gli atleti la vivono bene (nella maggioranza dei casi, nella totalità in caso di atleti intelligenti) e sono sempre i genitori, gente che stranamente non ha mai fatto sport (o se lo hanno fatto erano dei frustrati), ad incazzarsi. Pensiamo al dramma invece di questo ragazzino che verrà isolato sportivamente, dato che nessuno si prenderà la briga di allenare uno con dei genitori del genere. Ma soprattutto pensiamo alle tre persone che hanno perso il posto di lavoro per colpa di due frustrati».
«Senza entrare troppo nel caso specifico - ha aggiunto Colbertaldo - vorrei chiarire che questo è l'ambiente piscina. Io l'ho vissuto bene e posso dirlo: per le matricole la rasatura è parte integrante del processo di crescita e la cosa vale per qualsiasi atleta, sia a livello nazionale che societario. Per la mia esperienza posso dire di non aver mai trovato nessuno che abbia rifiutato questa iniziazione. Magari qualche genitore può averla trovata fuori luogo, eccessiva, ma posso assicurare che tutti i ragazzi la tollerano e la vivono volentieri. Io - ricorda l'azzurro - quando avevo 15-16 anni non vedevo l'ora di essere rasato da Rosolino».
«E quando la cosa accadde conbtinua Colby - quando Max mi rasò i capelli ero felice perché sapevo che ero entrato a far parte del gruppo atleti. Insomma, la rasatura dei capelli nel nuoto è una cosa acclarata, una tradizione antica. Per quanto riguarda il ragazzino vicentino mi pare strano che possa essere collegata ai risultati data l'età giovanissima dell'atleta. Ripeto, la vicenda ha assunto contorni diversi perché i genitori si sono sentiti coinvolti. Quando capitò a me ricordo che i miei genitori non dissero nulla, mantenendo il giusto distacco dalla piscina. Il problema, come spesso accade, è che quando si intromettono, creano sempre incomprensioni».
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