Non toccava ai Giochi stabilire che Londra fosse una città magnifica. A quello ci ha pensato la storia. Attorno alla quale il regista Danny Boyle ha ricamato con garbo e sensibilità andando a toccare i sentimenti. Ecco perchè la Cerimonia d'Apertura, così concettualmente lontana dai fasti di Pechino, è risultata subito un lungo e dolcissimo percorso verso quel mondo che tutti vorremmo e che nella magica serata aveva la sola divisione è tra chi c'era e chi avrebbe voluto esserci. Pesca dal suo background e riscopre una britishness alla quale fanno riferimento con orgoglio il Presidente del Comitato Organizzatore Coe, e del Cio Rogge. Va in scena il mondo che cambia, perchè Londrà è il mondo. Dalla civiltà agricola a quella industriale con la tempesta di Skeakspire e la conquista civile della sanità pubblica. Non sono musoni gli inglesi. Addirittura scherza la Regina che si presta a fare la Bond Girl in un filmato strepitoso, e l'atmosfera è si solenne ma anche giocosa perchè se qui i Giochi li hanno per la terza volta è perchè qui i Giochi sono a casa. Sfilano gli atleti, ballano, sorridono, si commuovono. Puoi essere Bolt, Lebron o la Vezzali. Puoi aver scritto la storia dello sport ma conti uno. E sorridi con Alessandra Perilli e la delegazione sammarinese, ordinata e orgogliosa, cui Ferragamo ha messo il vestito della festa. Londra è per tutti e da a tutti una possibilità. Compresa l'idea che un mondo migliore di questo è possibile e più semplice. Ripensarci solo tra quattro anni sarebbe imperdonabile.
da Londra l'inviato Roberto Chiesa
da Londra l'inviato Roberto Chiesa
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