“C'é grande tristezza, ma abbiamo l'obbligo di ripartire, il 1° luglio presenteremo Prandelli”. Lo ha detto il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, all'indomani dell'eliminazione dai mondiali. “E' andata come è andata, ma la mia esperienza sportiva mi ha insegnato a non fare processi sommari e ad analizzare le cose a freddo”. Intanto, l'aereo della vergogna è pronto, l'Italia lascia Sud Africa 2010 e torna a casa carica di disonore sportivo. Adesso è il momento dell'amarezza per l'uscita di scena da una manifestazione che poteva essere affrontata diversamente ma conferma sostanzialmente una cosa: il calcio italiano ha toccato un punto davvero basso della sua parabola. Lippi è stato il Ct campione del mondo, Lippi è il Ct del disastro più cocente della storia della Nazionale Italiana ai mondiali di calcio. Una metamorfosi strana, ma spiegabile con scelte a dir poco grottesche e prive di razionalità: tre moduli cambiati in altrettante sfide con compagini alquanto povere. Si è assunto tutte le responsabilità e non poteva fare altro. Cosa poteva dire di fronte a giornalisti che lui aveva attaccato per la loro, a suo giudizio, impertinenza nel chiedere spiegazioni a prove così mediocri e imbarazzanti con Paraguay e i rugbisti prestati al calcio della Nuova Zelanda? Ci siamo cullati sul ritorno al passato rievocando Spagna ‘82 con la differenza che Bearzot aveva dei campioni, non dei soldatini convocati al posto di talenti fatti fuori perché non fanno né gli zerbini né i leccapiedi.
Lorenzo Giardi
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