"180 fotografie a colori, un video di un'ora che si interrompe due volte, ma non dovrebbero mai venire interrotti i video che riprendono scene di un crimine. Si vede una persona in camice bianco senza i copriscarpe e senza il copritesta, che fa le riprese e in un fotogramma ci sono sei persone vestite come noi nella stanza. Quindi l'inquinamento della scena è provato dalle immagini". Lo ha detto l'avvocato Antonio De Renzis, legale della famiglia di Marco Pantani, di cui venerdì ricorre il decennale della morte a Rimini, ospite a 'Mattino Cinque' su Canale 5. "Marco era in una pozza di sangue in una stanza che sembrava divelta da un uragano - prosegue il legale - Vedendo il video si comprende immediatamente come le indagini si indirizzano in un'unica direzione, e cioè la droga, mentre secondo me dovevano essere lasciati aperti altri scenari e noi vogliamo approfondire alcuni piccoli, ma grandi particolari. Chiederemo che certi dati vengano approfonditi, ci sono persone alle quali si sarebbero dovute fare determinate domande, perché sembrerebbe che Marco non sia stato chiuso quattro giorni lì dentro come, invece, sostiene la versione ufficiale. In quella stanza ci sono oggetti che sicuramente non sono arrivati con Marco perchè ci sono tre testimoni che dicono esattamente come Marco è arrivato lì e certe cose non c'erano". L'avvocato racconta anche alcuni dettagli sulla scena del crimine. "Ci sono altri elementi da chiarire: Marco, secondo la versione ufficiale, avrebbe avuto un delirio, ma la specchiera divelta dal bagno è per terra ma intatta; la tv è sul pavimento, ma girata dal lato giusto; le padelle, che sarebbero state lanciate, sono casualmente tutte rivolte dal lato corretto".
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