Cinque gol, altrettante occasioni da rete, due espulsi, polemiche ed emozioni a non finire, in una delle più belle partite di tutto il campionato. Rimini e Pro Patria si sono affrontate a viso aperto, senza esclusione di colpi, regalando alla splendida cornice del Romeo Neri, una sfida intensa, a tratti vibrante e con continui colpi di scena. Da una parte il cuore, la determinazione e la solidità di una squadra, il Rimini, sempre nelle zone nobili della classifica.
Dall’altra parte, la qualità dei singoli al servizio della squadra. Una Pro Patria, capolista virtuale e sicuramente di caratura superiore. E sono state proprio le giocate individuali a spostare gli equilibri di un primo tempo, caratterizzato dal capolavoro di Giannone, fantasista con il vizio del gol e dal micidiale destro di Cozzolino, abile a sfruttare l’unica palla gol avuta. La qualità del Rimini, dicevamo. Quelle di non mollare mai.
Come nei primi venti minuti della ripresa, con l’avversario alle corde e una rimonta, firmata dalla volontà di Onescu e dal coraggio di Zanigni, al sesto centro stagionale e giocatore fondamentale nell’economia del gioco biancorosso.
Poi i soliti errori arbitrali, con un rigore negato al Rimini, per un fallo di mano sul tentativo di testa di Buonocunto. Proteste vibranti anche in casa lombarda, per l’espulsione di Serafini.
Secondo giallo per una simulazione, ravvisata solo dal direttore di gara. Alla fine, come spesso accade nel calcio, a decidere sono gli episodi. Prima la parata d’istinto sulla deviazione di Rosini.
Poi sul ribaltamento di fronte, Scotti che sbaglia il tempo dell’uscita per il più classico dei calci di rigore. Il cucchiaio di Giannone al novantesimo, non ha fatto altro che buttare benzina sul fuoco, in un finale giocato con i nervi a fior di pelle. Una sfida che ha premiato la maggiore qualità della Pro Patria, al cospetto di una squadra, il Rimini, al quale è sinceramente difficile rimproverare qualcosa.
Palmiro Faetanini
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Dall’altra parte, la qualità dei singoli al servizio della squadra. Una Pro Patria, capolista virtuale e sicuramente di caratura superiore. E sono state proprio le giocate individuali a spostare gli equilibri di un primo tempo, caratterizzato dal capolavoro di Giannone, fantasista con il vizio del gol e dal micidiale destro di Cozzolino, abile a sfruttare l’unica palla gol avuta. La qualità del Rimini, dicevamo. Quelle di non mollare mai.
Come nei primi venti minuti della ripresa, con l’avversario alle corde e una rimonta, firmata dalla volontà di Onescu e dal coraggio di Zanigni, al sesto centro stagionale e giocatore fondamentale nell’economia del gioco biancorosso.
Poi i soliti errori arbitrali, con un rigore negato al Rimini, per un fallo di mano sul tentativo di testa di Buonocunto. Proteste vibranti anche in casa lombarda, per l’espulsione di Serafini.
Secondo giallo per una simulazione, ravvisata solo dal direttore di gara. Alla fine, come spesso accade nel calcio, a decidere sono gli episodi. Prima la parata d’istinto sulla deviazione di Rosini.
Poi sul ribaltamento di fronte, Scotti che sbaglia il tempo dell’uscita per il più classico dei calci di rigore. Il cucchiaio di Giannone al novantesimo, non ha fatto altro che buttare benzina sul fuoco, in un finale giocato con i nervi a fior di pelle. Una sfida che ha premiato la maggiore qualità della Pro Patria, al cospetto di una squadra, il Rimini, al quale è sinceramente difficile rimproverare qualcosa.
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