A dispetto del soprannome, Golden Boy, Gianni Rivera ama ripetere di non essere mai stato giovane. Ma anche oggi a 70 anni, è il ragazzo d'oro che fu simbolo di un'Italia felice. Gioca e divere la Milano da bere che paga volentieri il biglietto rassicurata dalle grandi fabbriche che danno lavoro a tutti. E' il calcio, serio, a disegnare le domeniche di un paese leggero. Gracile e scartato dalla Juve, raccomandato da Schiaffino che lo vede giocare ad Alessandria al Presidente Rizzoli. Comincia una storia leggendaria che va oltre le 19 stagioni in maglia rossonera. E' il simbolo del Milan fuori e dentro al campo almeno fino all'arrivo di Berlusconi. E' un grande numero 10 senza la miseria alle spalle o un'infanzia difficile a spiegarne l'esplosione. Il talento di Rivera e' raffinato e composto. Cattolico. Canonico. Che sa d'incenso e fa uscire dalla penna di Gianni Brera una parola “Abatino” che più di un libro ne riassume le gesta e le virtù. Lo scandalo di una storia con Elisabetta Viviani, all'epoca si diceva soubrette, la fatal Corea, e quel luogo comune che voleva Gianni Rivera correre poco. Era semplicemente meglio correre per lui.
Ama le osterie e le buone lettura e dopo il calcio c'è stata e in qualche modo c'è ancora la politica. Perchè comunque la pensasse, pensava. Qualsiasi fosse l'idea di futuro ha sempre avuto l'idea di un futuro. E di dare una mano. Per questo non sono 70 anni di un ex, sono 70 anni di buona volontà, rispetto, e anche di allegria che oggi si direbbe sobria.
Roberto Chiesa
Ama le osterie e le buone lettura e dopo il calcio c'è stata e in qualche modo c'è ancora la politica. Perchè comunque la pensasse, pensava. Qualsiasi fosse l'idea di futuro ha sempre avuto l'idea di un futuro. E di dare una mano. Per questo non sono 70 anni di un ex, sono 70 anni di buona volontà, rispetto, e anche di allegria che oggi si direbbe sobria.
Roberto Chiesa
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