Prima di tutto i numeri: 14 punti in 7 partite, di cui gli ultimi 10 consecutivi. 4 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta, 13 goal fatti e 8 subiti. Meglio ha fatto soli il Carpi 17. La scalata del San Marino di Leonardo Acori è supportata non solo dai numeri ma anche dal gioco. La squadra ha una precisa identità, gioca a palla bassa, grazie a meccanismi preparati in allenamento. Non solo, il San Marino, lo ha dimostrato a Cuneo, sa anche soffrire. I biancoazzurri sono camaleontici sanno adattarsi al tipo di avversario che incontrano, cinici a Cuneo, Treviso e in parte a Bergamo con l’Albinoleffe, squadre chiuse e pronte alle ripartenze, spavaldi contro Sud Tirol, Reggiana e Virtus Entella, squadre che privilegiano il gioco. Acori ha trovato in questo 4-3-3 o 4-3-2-1 che dir si voglia, la chiave giusta. Il tecnico di Tordandrea ha fatto scelte precise fin dal suo arrivo. Nessuna staffetta tra i pali dove Vivan è diventato un punto di forza. Grande fiducia alla coppia di centrali Galuppo–Ferrero cresciuti a dismisura alla distanza, con un Pelagatti formato gigante sempre pronto alle diagonali di chiusura. A sinistra Crivello, paga l’errore di Bergamo ma soprattutto, in quella zona, Acori non può prescindere da un Under e Davide Ferrari sta facendo bene . Il centrocampo ha una sua fisionomia ben precisa con Lunardini scudo davanti alla difesa e due extra lusso accanto, come Paciardi e Poletti. Il reparto offensivo ha trovato in Doumbia l’apri scatole, in Mella o Casolla, gli stantuffi pronti al sacrificio ma anche in grado di trovare la via della rete. Massimo Coda dopo il digiuno si è sbloccato con la Reggiana, poi non si è più fermato. Domenica a Trapani, con la squalifica di Pacciardi, Acori, dovrà rivedere qualcosa anche dal punto di vista tattico, se Del Sole, uscito malconcio lunedì sera, non recupererà. E non manca molto al rientro di Alessandro Fogacci.
L.G.
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