C’è anche una squadra che non retrocede e presenta numeri di assoluta eccellenza. Nel campionato della sicurezza, Cesena viaggia in zona Champions con standard ben diversi dai minimi richiesti. Ogni volta che lo stadio Manuzzi ospita una partita, ci sono due equipe mediche pronte ad intervenire in caso di infortunio o malore. Il caso di uno spettatore colpito da infarto e salvato grazie al tempestivo azionamento del defibrillatore risale a due stagioni fa è la punta di un iceberg fatto di 4-5 interventi per partita. Non solo cuore, ma ipertensione e cali di zuccheri sono piuttosto frequenti allo stadio e accompagnano come patologia la classica scivolata sul gradone. Perché al Manuzzi ci sono gli angeli custodi dei calciatori, 8 paramedici in campo più i medici sociali delle squadre e un defibrillatore in zona panchine. Altri 40 addetti dislocati all’interno dell’impianto, 4 ambulatori tutti con defibrillatore e 5 ambulanze pronte a partire. Lo spettatore viene soccorso nel giro al massimo di qualche minuti. Il calciatore immediatamente perché, spiegano i medici, ogni minuti di ritardo in caso di attacco cardiaco riduce del dieci per centro la possibilità di sopravvivenza del paziente. Dunque non è elegante dire che Pier Mario Morosini al Manuzzi si sarebbe salvato e non c’è la controprova. Meglio dire che non è solo importante sentirsi sempre bene. Ma è importante anche avere la fortuna di sentirsi male nel posto giusto. Nel video l'intervista a Gianluca Campana (Responsabile sicurezza A.C. Cesena)
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
Riproduzione riservata ©