Quando diceva di temere i primi 10 minuti, Fabrizio Costantini pareva l'avesse già vista. L'avvio nordirlandese che si aspettava il CT ha davvero rischiato di far naufragare la sua nazionale, tritata dai cingoli biancoverdi dei padroni di casa. Sotto 2-0 in poco più appunto di 10 minuti sentiva fischiare venti gelidi di goleada. Con una brutta parola gergale, l'approccio.
Troppo timido al cospetto di una squadra che fa dello strapotere fisico il marchio di fabbrica e che può contare su un paio di elementi almeno anche qualitativamente fuori categoria. Serviva coraggio. Già nella parte finale di primo tempo la squadra ha cominciato a ragionare, a mettersi apposto, a rifiutare il concetto di vittima sacrificale. E' un interruttore che Costantini ha saputo spingere nell'intervallo anche grazie ad un paio di cambi che lo hanno aiutato a rimettere i suoi in partita.
San Marino non fa cose che prima non faceva, semplicemente le fa 10 metri più avanti e cambia il mondo. Capicchioni finché ha fiato va a ringhiare su Charles costringendolo progressivamente a spegnere il faro. Gli esterni vanno e vengono, i centrali si stringono, il portiere esce con personalità ritrovata e gli attaccanti la tengono e fanno salire la squadra. Quattro, cinque cose che non annullano le distanze, forse gli irlandesi tirano verso la porta anche di più rispetto al primo tempo, ma c'è la sensazione ritrovata di essere in partita, tener botta, riproporsi.
La timidezza diventa coraggio e un pomeriggio nato tra pericoli diffuso, finisce col regalare anche applausi. Meritati. Sorrisi e basi su cui lavorare.
Nel servizio l'intervista al C.T. Fabrizio Costantini