Alla fine è un risultato che fa male, non nella quantità, ma nella qualità. Perché il Tre Penne gioca una grande partita, soffre, ma non subisce, resta in gara, a tratti se la gioca pure. Migani di fatto è chiamato a compiere una parata, Simoncelli e Moretti sgomitano là davanti e ci vanno anche vicino. Il Tre Penne sognava l'impresa, l'ha accarezzata, difesa per 89 minuti, fino al gol di Mitrev che ha spezzato una partita quando oramai lo 0-0 sarebbe stato il giusto premio al valore dei giocatori di Città. L'ordine dei biancoazzurri spiazza il Rabotnicki, che non trova spazio. Il centrocampo fa filtro e per vedere la prima conclusione occorre aspettare il 16'. Ma attenzione non è degli ospiti. Il lancio di Gasperoni scavalca la difesa, la palla per Moretti è interessante. L'attaccante rientra sul destro, poi perde l'attimo per concludere da ottima posizione. Cresce l'intensità. Trajcevski entra in area dalla destra, il giocatore macedone spara sull'esterno della rete. Il finale di tempo è del Rabotnicki: su punizione, tocco per Duranski che esplode un gran tiro, Migani con i pugni respinge a fatica, ma il risultato è 0-0 quando si rientra negli spogliatoi e questo è quel conta. Nella ripresa il sogno del Tre Penne sembra assumere qualcosa di più concreto quando Simoncelli va a rubare un pallone che apre una strada verso la gloria. L'attaccante punta la porta, il tiro è di quelli che possono far male, Siskovski fa fatica ma riesce a salvare il risultato. Il tempo passa, il Tre Penne c'è ancora, con il suo ordine, con l'attenzione necessaria. Merendino fa un gol al contrario quando a 13 minuti dalla fine salva così sull'avversario. Poi quel finale, che fa male. Il Tre Penne concede due corner di fila, fatale il secondo. Quel pallone passa, deviato sul prima palo, Mitrev non può sbagliare. Il Rabotnicki trova il vantaggio e vince 1-0. Amaro il calcio, quasi doloroso in certi casi. Ottimo il Tre Penne per cuore e carattere. E' mancato solo quel pizzico di fortuna che deve essere l'unico rammarico di un Tre Penne che conferma la sua crescita internazionale. Il San Marino Stadium non è più terra di conquista. Poi resta la delusione, la normale delusione per esserci andati così vicini ancora una volta.
Elia Gorini
Elia Gorini
Riproduzione riservata ©