Il finale è quello che tutti si aspettavano, ma l’intreccio che ha portato ai titoli di coda è quanto di più lontano da una scontata trama da cinepanettone. Pronti, via: partenza da fuoco per le Ferrari, Massa terzo e Alonso a ridosso di Vettel. Qualche curva ancora e il campione teutonico va in testa a coda dopo il contatto con Senna: la sua vettura rimane quasi illesa. Sintomo di per sé che la fortuna non gli ha girato le spalle. Piove intensamente ad Interlagos, ma Vettel è già a ridosso della zona punti: in pochi giri è sesto, riemergendo dal fondo del gruppo.
Davanti le Frecce d’Argento, con Button a fare da apripista e Hulkenberg terzo incomodo. Parte la giostra dei pit-stop, altalenante come la pioggia brasiliana. Alonso vince se sale sul podio e Vettel non va a punti: al giro 23 Safety Car in pista, che anticipa di qualche tornante il ritorno insistente della pioggia. Uno spiraglio di luce – solo ideale – nel cielo nero della Ferrari: il contatto tra Hulkenberg ed Hamilton fa fuori la prima guida McLaren e lancia Alonso in seconda posizione, concomitante al pit-stop – con tanto di ritardo annesso – per Vettel: l’asturiano è virtualmente campione del mondo. Ma Vettel non poteva rimanere lì, e allora la rimonta lo porta in settima, dove i punti bastano per salire sul tetto del mondo. L’ombrellino nel long drink è il sorpasso a Schumacher, ideale passaggio di consegne tra il campione di ieri e quello di oggi, forse anche di domani. Nel finale non bastano gli scongiuri dei Ferraristi, coltivanti la speranza di un Button senza carburante. Sul podio non c’è, ma la festa è tutta di Sebastian Vettel, al terzo titolo iridato consecutivo. Nelle prime tre posizioni due Ferrari, ma non su quel gradino che sarebbe valso il mondiale: il miracolo che si chiedeva ad Alonso sarebbe stato solo l’ultimo di una serie di podi che la Ferrari, obiettivamente, non aveva nel motore. Nell’ultimo podio stagionale riecheggia “God save the queen”, ma chi si è salvato oggi è stato il re, il campione del mondo: Sebastian Vettel.
Luca Pelliccioni
Davanti le Frecce d’Argento, con Button a fare da apripista e Hulkenberg terzo incomodo. Parte la giostra dei pit-stop, altalenante come la pioggia brasiliana. Alonso vince se sale sul podio e Vettel non va a punti: al giro 23 Safety Car in pista, che anticipa di qualche tornante il ritorno insistente della pioggia. Uno spiraglio di luce – solo ideale – nel cielo nero della Ferrari: il contatto tra Hulkenberg ed Hamilton fa fuori la prima guida McLaren e lancia Alonso in seconda posizione, concomitante al pit-stop – con tanto di ritardo annesso – per Vettel: l’asturiano è virtualmente campione del mondo. Ma Vettel non poteva rimanere lì, e allora la rimonta lo porta in settima, dove i punti bastano per salire sul tetto del mondo. L’ombrellino nel long drink è il sorpasso a Schumacher, ideale passaggio di consegne tra il campione di ieri e quello di oggi, forse anche di domani. Nel finale non bastano gli scongiuri dei Ferraristi, coltivanti la speranza di un Button senza carburante. Sul podio non c’è, ma la festa è tutta di Sebastian Vettel, al terzo titolo iridato consecutivo. Nelle prime tre posizioni due Ferrari, ma non su quel gradino che sarebbe valso il mondiale: il miracolo che si chiedeva ad Alonso sarebbe stato solo l’ultimo di una serie di podi che la Ferrari, obiettivamente, non aveva nel motore. Nell’ultimo podio stagionale riecheggia “God save the queen”, ma chi si è salvato oggi è stato il re, il campione del mondo: Sebastian Vettel.
Luca Pelliccioni
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