L'Olimpiade dimentica le stranezze di un'Apertura bocciata dal maltempo e per la Chiusura i francesi scelgono la vita maestra dello stadio. E vincono, vince la prudenza, soprattutto l'idea di riportare gli atleti al centro del villaggio. Sono stati e saranno loro i veri protagonisti. Il clima vien da sé: canti, balli, abbracci: allo Stade de France è uno spettacolo. Tutto il mondo che fa festa e dimentica. Resta solo il bello di chi c'è stato e ha gareggiato incurante della mensa, del caldo del villaggio, della Senna sporca o del sesso dei pugili.
E così mentre i signori della guerra calpestano anche la vecchia e sacra tregua olimpica, la meglio gioventù canta e balla tutta insieme: sono 206 delegazioni, diventano tutta un'unica famiglia. Il messaggio che esce da Saint Denis è che si può fare. Un po' di sport e un po' di musica sono gli ingredienti per far respirare un mondo che da troppo tempo tossisce, sfinito.
Giorgia Cesarini e Myles Amine tengono la bandiera col sorriso orgoglioso e divertito di chi è nell'unico posto dove vorrebbe essere. Bach annuncia una nuova era nel movimento olimpico, il passaggio di consegne si completa con uno show americano aperto da Tom Cruise: per lo sport è sempre una Mission Impossibile. Los Angeles dista un oceano, quattro anni, mille pensieri. Il primo dei quali, provarci.