Si dicono “fortemente contrari alla deriva aziendalistica e burocraticistica che ha preso la scuola”, gli insegnanti e rilanciano la protesta sfociata nel blocco degli scrutini. “Siamo solo a metà anno – spiegano - e quasi tutti i docenti della scuola media hanno esaurito il “debito” in termini di ore lavorative che il decreto scuola addossava loro. Ci è stato chiesto di lavorare di più, - tuonano - come se facessimo meno del dovuto ma ora ora che “il debito” è stato onorato – sottolineano - restano le macerie, la sfiducia nel responsabile politico, le risorse che diventano sempre minori, mentre – a dispetto del calo demografico- le classi sono più numerose. Quindi una serie di domande: “Ora – chiedono - come la mettiamo con il “di più” delle attività che ancora occorrono? Quando siamo noi in credito, - fanno sapere - il timbratore smette di conteggiare. Il governo – aggiungono - crede davvero, con questo agire unilaterale e maldestro, che ogni “di più” sia scontato? E ancora, “Pensa che il volontariato possa sempre sopperire? Infine, “Pensa davvero che la mancanza di una progettualità sulla scuola si possa mascherare con un decreto balneare?”
Anche la Csu al fianco degli insegnanti in protesta: le Federazioni pubblico impiego tornano a chiedere al governo di rivedere il Decreto, avviando un confronto serrato tra le parti nell’interesse - rimarcano - di tutto il sistema scolastico e principalmente di tutti gli alunni.
Anche la Csu al fianco degli insegnanti in protesta: le Federazioni pubblico impiego tornano a chiedere al governo di rivedere il Decreto, avviando un confronto serrato tra le parti nell’interesse - rimarcano - di tutto il sistema scolastico e principalmente di tutti gli alunni.
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