La risoluzione del Parlamento europeo sulla “Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell’Unione europea in materia” dello scorso 12 marzo ha messo sotto i riflettori non solo l’Europa come promotrice e difensore dei diritti umani, ma ha fatto anche una profonda autocritica, affermando che la credibilità dell’Unione nella sua politica estera potrà rafforzarsi solo a fronte di una maggiore coerenza tra le proprie politiche interne ed esterne di democrazia e diritti umani.
Con questo assunto la Risoluzione va a sottolineare come i diritti dei lavoratori e i diritti sindacali sono stati –e sono tutt’ora- oggetto di gravi attacchi in tutto il mondo, come gli Stati membri dell’Unione dovrebbero esprimersi in modo unanime a sostegno dell’indivisibilità, dell’inviolabilità e dell’universalità dei diritti umani, confermando la propria ferma opposizione alla pena capitale, portando avanti una politica di alto profilo volta all’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, affinché si difendano il diritto all’integrità personale e alla dignità umana.
Nella risoluzione sono presenti altri due punti fondamentali: il primo riguarda i diritti femminili, in cui si invitano l’UE e i suoi Stati membri a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all’integrità fisica e all’autonomia decisionale per quanto concerne, tra l’altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto sicuro e legale, la libertà dalla violenza, compresa la mutilazione genitale femminile, i matrimoni infantili, precoci e forzati e lo stupro coniugale. Il secondo riguarda il riconoscimento e l’affermazione dei diritti LGBTI come diritti umani e per questo si sottolinea il loro diritto all’autodeterminazione e, parallelamente, invita gli Stati membri dell’UE a fare una seria riflessione in merito.
Ma soprattutto, si sottolinea “la necessità di affrontare i diritti umani in modo olistico e indivisibile, ponendo l'accento sia sui diritti civili e politici, che su quelli economici, sociali, culturali e ambientali, e impegnandosi in modo vincolante in tal senso, poiché senza tali diritti non può esserci sviluppo.”
Questa Risoluzione è la dimostrazione che la costruzione della “civile Europa” non è un risultato ottenuto, ma un obiettivo da perseguire giorno dopo giorno.
A San Marino abbiamo assistito poco tempo fa alla bocciatura da parte del Consiglio Grande e Generale di due Istanze d’Arengo che avrebbero segnato un punto a favore della civiltà della nostra Repubblica, l’istanza per la depenalizzazione dell’aborto e quella sul riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali; Istanze diverse ma dal comune denominatore, la tutela di ciò che l’Unione Europea annovera fra i diritti umani. Istanze che ci hanno visto, come Cittadinanza Attiva, combattere in prima linea perché crediamo che uno Stato veramente laico debba tutelare la libera scelta di tutti i suoi Cittadini, senza discriminazioni di sesso od orientamento sessuale.
Uno Stato che condanna le scelte di vita delle persone per motivi ideologici, o ancora peggio religiosi, è uno stato incivile. Questa Risoluzione dovrebbe contribuire ad alimentare una riflessione profonda, in questo senso, in un Paese che aspira ad avviare un percorso di integrazione con l’Unione Europea con prospettive di largo respiro.
Con questo assunto la Risoluzione va a sottolineare come i diritti dei lavoratori e i diritti sindacali sono stati –e sono tutt’ora- oggetto di gravi attacchi in tutto il mondo, come gli Stati membri dell’Unione dovrebbero esprimersi in modo unanime a sostegno dell’indivisibilità, dell’inviolabilità e dell’universalità dei diritti umani, confermando la propria ferma opposizione alla pena capitale, portando avanti una politica di alto profilo volta all’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, affinché si difendano il diritto all’integrità personale e alla dignità umana.
Nella risoluzione sono presenti altri due punti fondamentali: il primo riguarda i diritti femminili, in cui si invitano l’UE e i suoi Stati membri a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all’integrità fisica e all’autonomia decisionale per quanto concerne, tra l’altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto sicuro e legale, la libertà dalla violenza, compresa la mutilazione genitale femminile, i matrimoni infantili, precoci e forzati e lo stupro coniugale. Il secondo riguarda il riconoscimento e l’affermazione dei diritti LGBTI come diritti umani e per questo si sottolinea il loro diritto all’autodeterminazione e, parallelamente, invita gli Stati membri dell’UE a fare una seria riflessione in merito.
Ma soprattutto, si sottolinea “la necessità di affrontare i diritti umani in modo olistico e indivisibile, ponendo l'accento sia sui diritti civili e politici, che su quelli economici, sociali, culturali e ambientali, e impegnandosi in modo vincolante in tal senso, poiché senza tali diritti non può esserci sviluppo.”
Questa Risoluzione è la dimostrazione che la costruzione della “civile Europa” non è un risultato ottenuto, ma un obiettivo da perseguire giorno dopo giorno.
A San Marino abbiamo assistito poco tempo fa alla bocciatura da parte del Consiglio Grande e Generale di due Istanze d’Arengo che avrebbero segnato un punto a favore della civiltà della nostra Repubblica, l’istanza per la depenalizzazione dell’aborto e quella sul riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali; Istanze diverse ma dal comune denominatore, la tutela di ciò che l’Unione Europea annovera fra i diritti umani. Istanze che ci hanno visto, come Cittadinanza Attiva, combattere in prima linea perché crediamo che uno Stato veramente laico debba tutelare la libera scelta di tutti i suoi Cittadini, senza discriminazioni di sesso od orientamento sessuale.
Uno Stato che condanna le scelte di vita delle persone per motivi ideologici, o ancora peggio religiosi, è uno stato incivile. Questa Risoluzione dovrebbe contribuire ad alimentare una riflessione profonda, in questo senso, in un Paese che aspira ad avviare un percorso di integrazione con l’Unione Europea con prospettive di largo respiro.
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