Messaggio per i miei fratelli e le mie sorelle
della diocesi di San Marino-Montefeltro
Non buonismo, ma buona politica.
Siamo di fronte ad una sofferenza che non lascia nessuno indifferente. Un’onda umana dal continente africano arriva sulle nostre strade, non solo dall’Africa, ma anche dai Paesi tormentati dell’Asia Minore: tutto il bacino del Mediterraneo vive una tragica instabilità. Un avvenimento epocale, inarrestabile almeno nell’immediato; un fenomeno collegato con la crisi di sistemi politici e con squilibri dell’economia mondiale.
Ho ascoltato le considerazioni di quanti si dichiarano contrari alle iniziative di accoglienza dei profughi. Temono per la sicurezza dei cittadini; pensano che un’accoglienza imprudente lasci irrisolti - o aggravi - problemi di casa nostra; denunciano le speculazioni di chi vuol trarre profitto dalla situazione; suppongono che la nostra gente non sia capace di affrontare la sfida anche culturale che da alcuni viene avvertita come un’invasione; propongono la rimozione delle cause di questi esodi con un impegno pianificato di aiuti sul posto.
Tutte difficoltà reali. È indubbio che l’immigrazione va ordinata. Non ho trovato nello sguardo degli amici che hanno queste posizioni né razzismo, né intolleranza e tuttavia mi rivolgo a loro e a tutti i miei fratelli di fede con l’invito a prendere in considerazione progetti e programmi di accoglienza.
Non è buonismo, ma desiderio di buona politica. La Dottrina Sociale della Chiesa e l’insegnamento quotidiano di Papa Francesco orientano i cristiani verso il miglioramento delle relazioni internazionali, la cultura dell’inclusione e dell’incontro, secondo una chiara prospettiva di fratellanza universale. Sono nodi del nostro tempo che ci chiamano ad una responsabilità più grande perché si realizzi un mondo più unito.
La “compassione” insegnata da Gesù, a cui faccio riferimento, non è un vago sentimento, ma la partecipazione al dramma che vivono i fratelli (ogni uomo è mio fratello!), quel dramma che stanno subendo tante persone che per vivere hanno lasciato la propria terra, sfidando il deserto, il rischio del mare… e lo hanno fatto con grappoli di bambini in seno.
In concreto. Mi rivolgo ai fedeli adulti e soprattutto ai giovani della mia Chiesa diocesana, invitandoli a fare un passo dal profondo del cuore verso l’altro.
I fedeli conoscono la condizione pellegrinante dell’essere cristiano, la spiritualità dell’esodo e dell’esilio e, soprattutto, quella Parola che ogni volta fa trasalire: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. L’accoglienza si deve tradurre, innanzitutto, nel sostegno al lavoro delle istituzioni e dei mediatori culturali per favorire l’incontro, in un clima di benevolenza e di coinvolgimento degli ospiti ai momenti significativi delle nostre comunità, con l’organizzazione di momenti di studio e di lavoro socialmente utile, affinché il loro soggiorno diventi una vera opportunità anche per la nostra Comunità.
Mi rivolgo alle autorità civili delle nostre valli per assicurare tutto il mio appoggio alle loro iniziative, auspicando una sistemazione oculata delle persone sul territorio insieme alla garanzia di sicurezza e di rispetto.
A tutti dico: facciamo memoria della nostra tradizione di ospitalità e di equilibrio, attitudini vissute in circostanze altrettanto drammatiche. Non dimentichiamo che anche il nostro popolo ha conosciuto il fenomeno della emigrazione in terre lontane per cercare lavoro e libertà.
In qualcuno dei nostri Comuni, dopo iniziali timori, si è potuta constatare la positività dell’esperienza di accoglienza e la ricchezza umana degli ospiti (per lo più giovani). Se avessimo la possibilità di conoscere qualcuna di quelle persone, la paura, comprensibile per ciò che è nuovo e inatteso, si tradurrebbe in curiosità e la curiosità in amicizia.
Nella Repubblica di San Marino le Autorità stanno affrontando il problema conformemente alla legislazione e alla particolare collocazione dell’antica repubblica tra le nazioni.
È noto quanto la Caritas della nostra Chiesa diocesana sta facendo e continuerà a fare.
L’esperienza ci dice che quello che accade può diventare un’occasione positiva, basta solo aprire il cuore e la ragione e le soluzioni si trovano.
Tutti uniti nella vicendevole stima
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro
della diocesi di San Marino-Montefeltro
Non buonismo, ma buona politica.
Siamo di fronte ad una sofferenza che non lascia nessuno indifferente. Un’onda umana dal continente africano arriva sulle nostre strade, non solo dall’Africa, ma anche dai Paesi tormentati dell’Asia Minore: tutto il bacino del Mediterraneo vive una tragica instabilità. Un avvenimento epocale, inarrestabile almeno nell’immediato; un fenomeno collegato con la crisi di sistemi politici e con squilibri dell’economia mondiale.
Ho ascoltato le considerazioni di quanti si dichiarano contrari alle iniziative di accoglienza dei profughi. Temono per la sicurezza dei cittadini; pensano che un’accoglienza imprudente lasci irrisolti - o aggravi - problemi di casa nostra; denunciano le speculazioni di chi vuol trarre profitto dalla situazione; suppongono che la nostra gente non sia capace di affrontare la sfida anche culturale che da alcuni viene avvertita come un’invasione; propongono la rimozione delle cause di questi esodi con un impegno pianificato di aiuti sul posto.
Tutte difficoltà reali. È indubbio che l’immigrazione va ordinata. Non ho trovato nello sguardo degli amici che hanno queste posizioni né razzismo, né intolleranza e tuttavia mi rivolgo a loro e a tutti i miei fratelli di fede con l’invito a prendere in considerazione progetti e programmi di accoglienza.
Non è buonismo, ma desiderio di buona politica. La Dottrina Sociale della Chiesa e l’insegnamento quotidiano di Papa Francesco orientano i cristiani verso il miglioramento delle relazioni internazionali, la cultura dell’inclusione e dell’incontro, secondo una chiara prospettiva di fratellanza universale. Sono nodi del nostro tempo che ci chiamano ad una responsabilità più grande perché si realizzi un mondo più unito.
La “compassione” insegnata da Gesù, a cui faccio riferimento, non è un vago sentimento, ma la partecipazione al dramma che vivono i fratelli (ogni uomo è mio fratello!), quel dramma che stanno subendo tante persone che per vivere hanno lasciato la propria terra, sfidando il deserto, il rischio del mare… e lo hanno fatto con grappoli di bambini in seno.
In concreto. Mi rivolgo ai fedeli adulti e soprattutto ai giovani della mia Chiesa diocesana, invitandoli a fare un passo dal profondo del cuore verso l’altro.
I fedeli conoscono la condizione pellegrinante dell’essere cristiano, la spiritualità dell’esodo e dell’esilio e, soprattutto, quella Parola che ogni volta fa trasalire: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. L’accoglienza si deve tradurre, innanzitutto, nel sostegno al lavoro delle istituzioni e dei mediatori culturali per favorire l’incontro, in un clima di benevolenza e di coinvolgimento degli ospiti ai momenti significativi delle nostre comunità, con l’organizzazione di momenti di studio e di lavoro socialmente utile, affinché il loro soggiorno diventi una vera opportunità anche per la nostra Comunità.
Mi rivolgo alle autorità civili delle nostre valli per assicurare tutto il mio appoggio alle loro iniziative, auspicando una sistemazione oculata delle persone sul territorio insieme alla garanzia di sicurezza e di rispetto.
A tutti dico: facciamo memoria della nostra tradizione di ospitalità e di equilibrio, attitudini vissute in circostanze altrettanto drammatiche. Non dimentichiamo che anche il nostro popolo ha conosciuto il fenomeno della emigrazione in terre lontane per cercare lavoro e libertà.
In qualcuno dei nostri Comuni, dopo iniziali timori, si è potuta constatare la positività dell’esperienza di accoglienza e la ricchezza umana degli ospiti (per lo più giovani). Se avessimo la possibilità di conoscere qualcuna di quelle persone, la paura, comprensibile per ciò che è nuovo e inatteso, si tradurrebbe in curiosità e la curiosità in amicizia.
Nella Repubblica di San Marino le Autorità stanno affrontando il problema conformemente alla legislazione e alla particolare collocazione dell’antica repubblica tra le nazioni.
È noto quanto la Caritas della nostra Chiesa diocesana sta facendo e continuerà a fare.
L’esperienza ci dice che quello che accade può diventare un’occasione positiva, basta solo aprire il cuore e la ragione e le soluzioni si trovano.
Tutti uniti nella vicendevole stima
+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro
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