Oltre due milioni per il funzionamento, circa 9 per la scontistica, ma la San Marino Card continua a non funzionare come si deve. E soprattutto continua a non piacere né ai clienti, né agli operatori
Sui problemi della SMAC Card, sono stati spesi fiumi di inchiostro. Eppure, forse, non se ne parla mai abbastanza perché le cose non migliorano. Anzi.
Era nata nel 2008 come fidelity card grazie ad una scontistica che attirava anche clienti non sammarinesi. Aveva bisogno solo di un’adeguata gestione di marketing e stava sviluppandosi abbastanza bene. Invece poi è stata trasformata dalla riforma tributaria in strumento per l’accertamento fiscale. Il circuito che era stato approntato inizialmente si è rivelato non adeguato ai volumi della fiscalità, quindi sono nati problemi operativi, come i ritardi, gli intoppi e le doppie operazioni, spesso aggravati dal mal funzionamento delle linee.
Con la riforma, la scontistica è diventata inappetibile, cosicché gli stessi clienti sono rimasti scontenti, che sentono questo strumento come una violazione della privacy. Ma anche gli operatori commerciali non sono contenti, tanto che appena un sesto è entrato nel circuito: poco più di 500 contro 3000. Una ragione ci sarà. O no?
Ma guardiamo un po’ anche i costi, aggravati dall’introduzione della funzione “borsellino elettronico”, alla quale hanno aderito solo 170 operatori economici. Sarà ancora peggio l’anno prossimo, quando tutte le transazioni avranno una commissione che andrà a gravare sull’operatore economico. Un vantaggio per le banche, un costo in più per i commercianti.
Da aggiungere i costi sostenuti dallo Stato, imputati sui diversi capitoli di bilancio negli ultimi cinque esercizi alla voce “Oneri di funzionamento San Marino Card”:
250 mila euro nella finanziaria del 2011,
330 mila euro in quella del 2012,
418.625 nel 2013;
600 mila nel 2014;
500 mila nel 2015
475 mila nell’assestamento di bilancio settembre 2016.
Totale, oltre due milioni e mezzo.
Vanno messi in conto anche i circa 8/9 milioni di euro per la scontistica (dato fornito dalla Segreteria Finanze).
Siamo a cifre che non ripagano lo sforzo fatto. Oltre tutto per un progetto che non accontenta nessuno. Non sono aumentati i consumi all’interno della Repubblica e non è aumentato il gettito erariale. Sono aumentate le transazioni, ma non gli acquisti Però i soldi spesi, che potevano essere investiti diversamente, sono tanti. Invece, la situazione economica in generale ha bisogno di far aumentare i consumi interni, rispolverando quell’appeal che si è così pesantemente appannato.
Non ci sono più giustificazioni, la polvere non si nasconde sotto i tappeti. Il sistema Smac Card va completamente rivisto e riprogettato, è necessario separare la funzione fiscale da quella scontistica e lo si può fare solo con un confronto reale e serio con chi questo strumento lo usa, cioè gli operatori economici.
San Marino 3 ottobre 2016
Sui problemi della SMAC Card, sono stati spesi fiumi di inchiostro. Eppure, forse, non se ne parla mai abbastanza perché le cose non migliorano. Anzi.
Era nata nel 2008 come fidelity card grazie ad una scontistica che attirava anche clienti non sammarinesi. Aveva bisogno solo di un’adeguata gestione di marketing e stava sviluppandosi abbastanza bene. Invece poi è stata trasformata dalla riforma tributaria in strumento per l’accertamento fiscale. Il circuito che era stato approntato inizialmente si è rivelato non adeguato ai volumi della fiscalità, quindi sono nati problemi operativi, come i ritardi, gli intoppi e le doppie operazioni, spesso aggravati dal mal funzionamento delle linee.
Con la riforma, la scontistica è diventata inappetibile, cosicché gli stessi clienti sono rimasti scontenti, che sentono questo strumento come una violazione della privacy. Ma anche gli operatori commerciali non sono contenti, tanto che appena un sesto è entrato nel circuito: poco più di 500 contro 3000. Una ragione ci sarà. O no?
Ma guardiamo un po’ anche i costi, aggravati dall’introduzione della funzione “borsellino elettronico”, alla quale hanno aderito solo 170 operatori economici. Sarà ancora peggio l’anno prossimo, quando tutte le transazioni avranno una commissione che andrà a gravare sull’operatore economico. Un vantaggio per le banche, un costo in più per i commercianti.
Da aggiungere i costi sostenuti dallo Stato, imputati sui diversi capitoli di bilancio negli ultimi cinque esercizi alla voce “Oneri di funzionamento San Marino Card”:
250 mila euro nella finanziaria del 2011,
330 mila euro in quella del 2012,
418.625 nel 2013;
600 mila nel 2014;
500 mila nel 2015
475 mila nell’assestamento di bilancio settembre 2016.
Totale, oltre due milioni e mezzo.
Vanno messi in conto anche i circa 8/9 milioni di euro per la scontistica (dato fornito dalla Segreteria Finanze).
Siamo a cifre che non ripagano lo sforzo fatto. Oltre tutto per un progetto che non accontenta nessuno. Non sono aumentati i consumi all’interno della Repubblica e non è aumentato il gettito erariale. Sono aumentate le transazioni, ma non gli acquisti Però i soldi spesi, che potevano essere investiti diversamente, sono tanti. Invece, la situazione economica in generale ha bisogno di far aumentare i consumi interni, rispolverando quell’appeal che si è così pesantemente appannato.
Non ci sono più giustificazioni, la polvere non si nasconde sotto i tappeti. Il sistema Smac Card va completamente rivisto e riprogettato, è necessario separare la funzione fiscale da quella scontistica e lo si può fare solo con un confronto reale e serio con chi questo strumento lo usa, cioè gli operatori economici.
San Marino 3 ottobre 2016
Riproduzione riservata ©