21 maggio 2018. “La Legge Sviluppo non fa i conti con la realtà e ha resuscitato la vecchia tassa etnica a danno dei lavoratori frontalieri”. I segretari della Federazione Industria CSU tengono il punto sulla Legge Sviluppo e invitano il Segretario di Stato al Lavoro “a un maggiore sforzo di realismo e di obiettività”.
“La disputa tutta numerica sulla Legge Sviluppo- affermano i segretari FLIA-CSU, Enzo Merlini e Paride Neri- rischia davvero di infilarsi in un vicolo cieco che non aiuta a capire la realtà. E per chi la vuole vedere, la realtà ci spiega che siamo un piccolo Paese situato nel cuore geografico di una Regione, l’Emilia-Romagna, che quest’anno si è guadagnata la palma di locomotiva della crescita italiana: Pil e occupazione a livelli tedeschi l’hanno infatti spinta davanti a Lombardia e Veneto. San Marino sta insomma beneficiando degli effetti di una congiuntura economica internazionale e territoriale positiva. E’ poi utile sgombrare il campo dall’idea che una legge, anche la più bella e perfetta, sia in grado di creare posti di lavoro. Non è così: le riforme messe in campo dai Governi possono semmai aiutare, sostenere o frenare la crescita occupazionale o possono influire sulla sua qualità. Succede così in tutto il Mondo e anche San Marino non sfugge a questa regola. Allora è utile sgombrare il campo dall’equivoco , questo sì mistificatorio, che la Legge Sviluppo sia stata l’origine dell’aumento dell’occupazionale di questi ultimi mesi”.
“Restando sul terreno numerico- insistono Merlini e Neri - prendiamo atto che il Segretario di Stato al Lavoro si rallegri del fatto che a fronte di quasi 500 nuovi posti di lavoro la disoccupazione sia calata di 50 unità. Per noi resta un dato largamente insoddisfacente, che messo a confronto con la realtà economica che ci circonda suona purtroppo come un’occasione persa. Così come guardandoli più da vicino, i numeri ci consegnano una realtà meno rosea di quella raccontata nei comunicati governativi: i quasi 500 nuovi posti di lavoro riguardano in maggior parte manodopera non qualificata, il che senza essere disfattisti o mistificatori ci dice che le aziende hanno tranquillamente aggirato il disincentivo economico previsto dalla legge inquadrando i nuovi assunti con paghe più basse. Detto più brutalmente: la combinazione legislativa liberalizzazioni-disincentivi economici non ha fatto altro che resuscitare la vecchia tassa etnica a danno dei lavoratori frontalieri, come avevamo ampiamente previsto”.
Per fortuna, concludono i segretari industria della CSU, da questa polemica spunta una buona notizia: “Il Segretario Zafferani ha deciso affrontare il nodo della disoccupazione di genere e delle fasce più deboli, annunciando un decreto per favorire l’inserimento lavorativo delle donne e degli over 50. Esattamente quello che sei mesi fa la CSU aveva chiesto al tavolo negoziale della legge sviluppo. Meglio tardi che mai. Adesso ci auguriamo che non ci vogliano altri sei mesi per fare i conti con la realtà e che, con sano pragmatismo, si rimuovano gli errori contenuti nella Legge Sviluppo”.
“La disputa tutta numerica sulla Legge Sviluppo- affermano i segretari FLIA-CSU, Enzo Merlini e Paride Neri- rischia davvero di infilarsi in un vicolo cieco che non aiuta a capire la realtà. E per chi la vuole vedere, la realtà ci spiega che siamo un piccolo Paese situato nel cuore geografico di una Regione, l’Emilia-Romagna, che quest’anno si è guadagnata la palma di locomotiva della crescita italiana: Pil e occupazione a livelli tedeschi l’hanno infatti spinta davanti a Lombardia e Veneto. San Marino sta insomma beneficiando degli effetti di una congiuntura economica internazionale e territoriale positiva. E’ poi utile sgombrare il campo dall’idea che una legge, anche la più bella e perfetta, sia in grado di creare posti di lavoro. Non è così: le riforme messe in campo dai Governi possono semmai aiutare, sostenere o frenare la crescita occupazionale o possono influire sulla sua qualità. Succede così in tutto il Mondo e anche San Marino non sfugge a questa regola. Allora è utile sgombrare il campo dall’equivoco , questo sì mistificatorio, che la Legge Sviluppo sia stata l’origine dell’aumento dell’occupazionale di questi ultimi mesi”.
“Restando sul terreno numerico- insistono Merlini e Neri - prendiamo atto che il Segretario di Stato al Lavoro si rallegri del fatto che a fronte di quasi 500 nuovi posti di lavoro la disoccupazione sia calata di 50 unità. Per noi resta un dato largamente insoddisfacente, che messo a confronto con la realtà economica che ci circonda suona purtroppo come un’occasione persa. Così come guardandoli più da vicino, i numeri ci consegnano una realtà meno rosea di quella raccontata nei comunicati governativi: i quasi 500 nuovi posti di lavoro riguardano in maggior parte manodopera non qualificata, il che senza essere disfattisti o mistificatori ci dice che le aziende hanno tranquillamente aggirato il disincentivo economico previsto dalla legge inquadrando i nuovi assunti con paghe più basse. Detto più brutalmente: la combinazione legislativa liberalizzazioni-disincentivi economici non ha fatto altro che resuscitare la vecchia tassa etnica a danno dei lavoratori frontalieri, come avevamo ampiamente previsto”.
Per fortuna, concludono i segretari industria della CSU, da questa polemica spunta una buona notizia: “Il Segretario Zafferani ha deciso affrontare il nodo della disoccupazione di genere e delle fasce più deboli, annunciando un decreto per favorire l’inserimento lavorativo delle donne e degli over 50. Esattamente quello che sei mesi fa la CSU aveva chiesto al tavolo negoziale della legge sviluppo. Meglio tardi che mai. Adesso ci auguriamo che non ci vogliano altri sei mesi per fare i conti con la realtà e che, con sano pragmatismo, si rimuovano gli errori contenuti nella Legge Sviluppo”.
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