Durante il recente incontro che ha visto partecipi il Segretario di Stato alla Pubblica Istruzione, il coordinatore del Dipartimento Istruzione, i segretari delle Federazioni Pubblico Impiego CSU e USL, i rappresentanti sindacali di vari ordini di scuola e, soprattutto, una moltitudine di insegnanti autonomi e autoconvocati è emerso chiaramente un dato: il “Decreto Scuola” n.121/2018 intrattiene una forte continuità con quello gemello precedentemente adottato nel 2014, poiché entrambi concepiscono la scuola principalmente come materia di spending review, ossia di tagli alla spesa sociale. Il Segretario lo ha più volte dichiarato in modo aperto anche a mezzo stampa.
A questa impostazione managerial-burocratica e lesiva del diritto sociale all’istruzione i rappresentanti sindacali e gli insegnanti presenti ne hanno opposta fermamente un’altra: quella che vede la scuola pubblica come un tassello fondamentale dello Stato sociale, i cui servizi sono diritti e vanno mantenuti ad ogni costo. Soprattutto in periodi di crisi economica.
Gli insegnanti hanno quindi recisamente rifiutato l’ingiusto debito orario che il decreto attribuisce loro, nell’ottica di risparmi per quest’anno scolastico e di veri e propri tagli per quelli a venire. Gli insegnanti non sono in debito e rifiutano un decreto dalle modalità applicative cervellotiche e controproducenti! Sarebbe bene che lo comprendessero in modo chiaro anche i dirigenti scolastici che, nel contesto della mobilitazione in corso, hanno agito in maniera antisindacale, tentando di opporsi al blocco degli scrutini, minacciando gli insegnanti di poterli riconvocare anche con solo 24 ore di anticipo e, in alcuni casi, facendolo concretamente.
Gli insegnanti restano quindi in mobilitazione, ma hanno deciso di non reiterare il blocco degli scrutini. Il motivo di questa pausa temporanea è la “disponibilità al dialogo” emersa nelle fasi finali del lungo incontro nelle parole del Segretario di Stato. In attesa di un nuovo incontro, nel quale verificheremo di quale tipo di disponibilità si tratti, manteniamo attivo il nostro coordinamento che, in ogni momento e sempre a difesa della nostra scuola pubblica, potrà riprendere a mobilitarsi con nuove forme di protesta.
Gli insegnanti in mobilitazione della Scuola Media Inferiore e della Scuola Secondaria Superiore
A questa impostazione managerial-burocratica e lesiva del diritto sociale all’istruzione i rappresentanti sindacali e gli insegnanti presenti ne hanno opposta fermamente un’altra: quella che vede la scuola pubblica come un tassello fondamentale dello Stato sociale, i cui servizi sono diritti e vanno mantenuti ad ogni costo. Soprattutto in periodi di crisi economica.
Gli insegnanti hanno quindi recisamente rifiutato l’ingiusto debito orario che il decreto attribuisce loro, nell’ottica di risparmi per quest’anno scolastico e di veri e propri tagli per quelli a venire. Gli insegnanti non sono in debito e rifiutano un decreto dalle modalità applicative cervellotiche e controproducenti! Sarebbe bene che lo comprendessero in modo chiaro anche i dirigenti scolastici che, nel contesto della mobilitazione in corso, hanno agito in maniera antisindacale, tentando di opporsi al blocco degli scrutini, minacciando gli insegnanti di poterli riconvocare anche con solo 24 ore di anticipo e, in alcuni casi, facendolo concretamente.
Gli insegnanti restano quindi in mobilitazione, ma hanno deciso di non reiterare il blocco degli scrutini. Il motivo di questa pausa temporanea è la “disponibilità al dialogo” emersa nelle fasi finali del lungo incontro nelle parole del Segretario di Stato. In attesa di un nuovo incontro, nel quale verificheremo di quale tipo di disponibilità si tratti, manteniamo attivo il nostro coordinamento che, in ogni momento e sempre a difesa della nostra scuola pubblica, potrà riprendere a mobilitarsi con nuove forme di protesta.
Gli insegnanti in mobilitazione della Scuola Media Inferiore e della Scuola Secondaria Superiore
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