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Famiglie che vivono il dramma della casa: banche e Stato facciano la loro parte

24 mag 2024
Famiglie che vivono il dramma della casa: banche e Stato facciano la loro parte

La denuncia dell’Unione Sammarinese del Lavoro (USL) non deve passare inosservata, sono infatti le difficoltà economiche vissute e la grave crisi dell’edilizia le cause che hanno generato nel Paese numerose situazioni di precarietà, facendo sfumare per molte famiglie la possibilità di avere una casa in cui vivere in modo dignitoso. Il fenomeno ha riguardato in modo particolare gli immobili dati in garanzia per crediti del sistema bancario o più semplicemente per i contratti di leasing che, al culmine della crisi, i privati non sono stati in grado di onorare. Gli effetti si sono manifestati negli ultimi tempi dando corso a sequestri, tanto che in pancia alle banche è finita la proprietà di tantissime unità immobiliari a valori anche elevati e quindi difficili da rimettere sul mercato a rischio di svalutazioni che le stesse banche non possono permettersi. Nel frattempo è cresciuta la domanda guidata dal numero molto elevato di nuove residenze concesse dal Governo. L’effetto è sotto gli occhi di tutti: trovare casa a San Marino è diventato un vero problema. In questa morsa ricadono ovviamente le giovani coppie, i nuovi residenti, ma soprattutto quelle famiglie che vivono la precarietà a causa della forte riduzione dei propri redditi e della perdita dei propri patrimoni. A tutto ciò si aggiungeranno ben presto gli effetti delle norme sugli NPL delle banche che hanno concesso a società terze la gestione delle riscossioni e che riguarderanno un patrimonio immobiliare composto da centinaia di unità abitative. Ciò potrebbe aumentare spaventosamente il numero delle famiglie che si ritroveranno senza casa e senza la possibilità di pagare l’affitto. Il diritto alla casa, almeno dal 1978 quando si diede vita a importanti campagne di edilizia sovvenzionata, appariva come un problema risolto, ma oggi riappare in tutta la sua drammaticità. Libera ha proposto di liberare il patrimonio edilizio in pancia alle banche consentendo l’aumento a dieci anni dei tempi per ammortizzare eventuali svalutazioni, una politica di incentivazione nel dare in affitto gli appartamenti e una norma di tutela per chi perde la proprietà della prima casa. Ciò è necessario, occorre infatti determinare il principio per cui una famiglia che deve o ha dovuto rinunciare alla abitazione in cui risiede perché non è riuscita a pagare le rate del mutuo o dell’affitto, mantenga comunque il diritto a continuare ad usufruirne una volta che venga dimostrato che la difficoltà di quella famiglia è vera e reale. Ancor di più sarebbe necessario che gli accordi, anche verbali, con cui le banche convincono i cedenti alle transazioni rappresentino accordi “d’onore” e, così come accadeva un tempo, vengano rispettati. Ciò consentirebbe di alleviare i drammi che si sono già generati o che potrebbero generarsi, dando il tempo per individuare soluzioni alternative a cui lo Stato potrebbe dare risposta con serie politiche di edilizia residenziale. Aiutare i più deboli, coloro che sono stati spinti ai margini della società da una molteplicità di vicissitudini, è un dovere civico della collettività, dello Stato e dovrebbe esserlo anche delle banche. Queste ultime letteralmente salvate dal denaro proveniente dal debito pubblico, occorre che tornino ad essere parte attiva di una socialità che pare abbiano un po’ dimenticato. Libera è dalla parte di chi viene emarginato e ritiene che soluzioni debbano essere trovate così come è sempre avvenuto nella storia del nostro Paese.

cs ​​​​​​​​​(Libera/Ps)






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