I DNA di Manuela Bianchi e del fratello Loris Bianchi saranno confrontati con le tracce, esigue, rinvenute sulla scena del crimine. I campioni della nuora di Pierina Paganelli, la donna uccisa il 3 ottobre a Rimini, e del fratello saranno a disposizione dei consulenti delle parti e del genetista Emiliano Giardina per procedere, laddove possibile, alla comparazione con i campioni rinvenuti sulla scena del crimine.
Tra questi ci sono il DNA di "maschio 2" e "maschio 3", profili genetici isolati sulla gonna di Pierina e su un'impronta digitale sulla parete del garage dove la donna è stata ritrovata accoltellata. I confronti saranno effettuati su quanti potevano essere collocati sulla scena del crimine, anche al momento del ritrovamento, quindi la vicina di casa, la nuora e le soccorritrici, alle quali probabilmente appartengono i due profili genetici, di donna, isolati recentemente.
Il DNA della nuora e quello del fratello, difesi dallo studio Barzan di Riccione, sono stati prelevati dagli agenti della polizia scientifica nei primissimi momenti dell'indagine. Entrambi avevano acconsentito fin da subito al prelievo e non sono mai stati indagati dalla Procura. Al momento pare chiaro che ad aver vanificato completamente i test per la ricerca di DNA sia stata la cattiva conservazione dei reperti. Gli indumenti della vittima conservati umidi hanno sviluppato la muffa che ha "mangiato" ogni altra traccia biologica.
Mentre per la traccia di DNA sul muro del garage, una comparazione già effettuata escluderebbe il genoma di Louis Dassilva, il 34enne in carcere dal 16 luglio scorso accusato di omicidio. "Dassilva non era sulla scena del crimine - ha ribadito l'avvocato difensore Andrea Guidi - e se non ci saranno nuovi elementi probanti, se non ci sarà alcunché neanche dalle telecamere, a quel punto come difensori, l'avvocato Riario Fabbri ed io, valuteremo la possibilità di chiedere una revisione della gravità indiziaria e quindi chiederemo al gip la scarcerazione".
Per i legali dei figli di Pierina, Monica e Marco Lunadei, "il quadro indiziario tiene comunque", considerando che anche quando Dassilva è stato arrestato a luglio non c'erano le prove di una sua presenza sulla scena del crimine, il DNA non era stato isolato e non c'erano state comparazioni. Allora il gip Vinicio Cantarini aveva comunque disposto la misura cautelare in carcere, misura poi confermata dal Tribunale del Riesame di Bologna.