Non è stata facile l'infanzia dell'attuale segretario dell'ONU: il dramma della Guerra di Corea, una famiglia in gravi ristrettezze economiche. Ma Ban Ki-moon è sempre andato avanti, con caparbietà e quell'eterno sorriso timido sulle labbra, giungendo alla fine a realizzare il sogno di una vita. Brillante studente universitario inizia la carriera diplomatica nel 1970. Una serie di incarichi di crescente importanza in ogni angolo del Mondo, poi la nomina a Ministro degli Esteri della Corea del Sud. Nel 2006, si sente pronto per la sfida più importante. Il mandato di Kofi Annan alla segreteria generale delle Nazioni Unite è in scadenza. Ban si candida, è il primo a farlo, ma nessuno scommette su di lui. Un semplice outsider: così viene frettolosamente liquidato da molti analisti, che sottovalutano la forza di volontà e la visione strategica di questo politico raffinato. Ban Ki-moon inizia un tour serrato nei Paesi del Consiglio di Sicurezza, ben consapevole che il veto di uno dei 5 membri permanenti equivarrebbe a una bocciatura senza appello. Basso profilo, moderazione, dialogo: ciò che permetterà la sua nomina per acclamazione alla guida dell'ONU, caratterizzerà anche il suo mandato, contraddistinto da una serie continua di crisi e stravolgimenti dell'assetto geopolitico mondiale. L'unipolarismo statunitense, tipico del periodo di Kofi Annan, è messo in discussione dalla crescita impetuosa della Cina e dal ritorno della Russia come protagonista della scena internazionale. Mediazione è la parola chiave dell'operato di Ban, che attua numerose riforme del cosiddetto “peacekeeping” e alle pratiche di azione dell'ONU. Particolarmente forti, poi, le sue posizioni riguardo al tema del riscaldamento globale e sul conflitto del Darfur.
Gianmarco Morosini
Gianmarco Morosini
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