L'eccesso di lipidi nelle cellule cerebrali dei pazienti affetti da Alzheimer ha portato la comunità scientifica ad interrogarsi sull'origine del morbo, a cominciare dalla ricerca originale del 1906 di colui che per primo l'ha descritta, Alois Alzheimer, e che per l'appunto gli ha dato il nome. Oggi quella ricerca è stata ripresa ed integrata da Jonathan Rudge, ricercatore della School of Pharmacy, Università di Reading (UK) con una nuova spiegazione, illustrata al convegno “Bridging the minds” che si è tenuto sul Titano. "
Il “modello di invasione dei lipidi” - ha detto il Dottor Rudge ai nostri microfoni - è una nuova spiegazione dell'Alzheimer che ho proposto dopo 10 anni di ricerca. E' ciò che avviene quando la barriera emato-encefalica si danneggia, consentendo ai lipidi di attraversarla, di invaderla, ed entrare così nel cervello. Lipidi come colesterolo ed acidi grassi. La barriera emato-encefalica è composta da milioni di piccoli capillari, uno spesso strato protettivo, che blocca l'ingresso e l'uscita di queste sostanze dannose che si pensa causino la malattia. Il problema dunque si crea proprio quando la barriera si deteriora, primariamente a causa dell'età ma anche i calciatori rientrano tra le categorie a rischio Alzheimer. Poi influiscono anche fattori come il fumo, la cattiva alimentazione, lo stress e così via". Di qui l'invito ad apportare cambiamenti allo stile di vita per ridurre l'impatto sulla barriera e i danni conseguenti.
In base alla teoria di Rudge, "questi lipidi invasori provocano danni al cervello, come il suo restringimento e lo sviluppo di placche di amiloide e grovigli di tau, che sono alla base dei comportamenti caratteristici dell'Alzheimer, come la perdita di memoria, i disturbi del sonno e la paranoia".
Nel video l'intervista a Jonathan Rudge, ricercatore della School of Pharmacy, Università di Reading (UK)