Con i familiari di Meredith "voglio ancora parlare", e "dirglielo direttamente che io non c'entro con la morte di Meredith, che le volevo bene e che eravamo amiche". Così Amanda Knox, la studentessa statunitense imputata per l'omicidio di Meredith Kercher, in un'intervista a Repubblica. "Quando li ho visti in aula al processo di Perugia - spiega - volevo salutarli e ho chiesto ai miei avvocati se poteva farlo. L'avvocato Carlo Della Vedova ha provato ad avvicinarsi a loro ma i loro legali lo hanno respinto". Amanda, sottolinea: "So però che mi credono l'assassina della loro figlia, sono convinti che l'abbia uccisa io e quindi anche ora non è ancora il momento di parlare loro. Quel giorno però verrà". E, aggiunge, "spero succeda dopo che la mia innocenza sarà stata definitivamente riconosciuta". Quanto al processo, che a breve arriverà a conclusione, Amanda, infatti, spiega di attendere ''quello che aspetto dal 2007", ovvero "che venga riconosciuta la mia innocenza". La decisione di non partecipare al processo ''è stata una scelta sofferta perché in realtà avrei voluto venire in Italia ed essere presente in aula". In Italia però, prosegue, "sono stata arrestata e messa in prigione per quattro lunghi anni non sulla base di prove ma di supposizioni". Alla domanda se ha sentito di recente Raffaele Sollecito, risponde: "Sì e l'ho sentito molto più ottimista di me". E se dovesse arrivare una condanna, afferma Amanda, "sarò...come si dice... una latitante".
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