È testa a testa tra democratici e repubblicani, nello specifico tra Kamala Harris e Donald Trump, rispettivamente al 47 e al 48 per cento di gradimento. E' quanto emerge da un'analisi della Cnn che tiene conto della media dei sondaggi recenti, dei quali solo uno realizzato dopo l'attentato a Trump.
Una buona notizia per i democratici che, dopo l'annuncio del ritiro del presidente Biden dalla corsa alla Casa Bianca, tornano ad incassare le donazioni: in poche ore ben 46,7 milioni di dollari. “Mi guadagnerò la nomination e batterò Trump”, promette Harris che potrebbe diventare la prima presidente degli Stati Uniti donna e di colore. Dal canto suo, il tycoon l'ha già definita una rivale “facile” da sconfiggere.
Nata in California 59 anni fa, è stata procuratrice a San Francisco e senatrice dal 2016. Per molti potrebbe funzionare come sfidante di Trump, ma non tutti ne sono convinti. Harris, infatti, non ha brillato durante la vicepresidenza e, per gli osservatori, non sarebbe capace di bucare lo schermo. Complessa la partita interna ai democratici: il candidato si deciderà alla prossima convention.
Sullo sfondo i futuri equilibri internazionali. Da Bruxelles, l'Alto rappresentante Ue Borrell prevede che le relazioni transatlantiche cambieranno in base a chi diventerà presidente. E la Russia parla di una "retorica ostile" da parte di Kamala Harris verso Mosca.
Gli scenari "potrebbero cambiare molto" in caso di vittoria dei democratici o dei repubblicani, spiega Ettore Greco, vicepresidente dell'Istituto Affari Internazionali. "Da un candidato democratico, specie da Harris, ci si potrebbe aspettare una linea simile a quella di Biden, quindi favorevole al rafforzamento dei rapporti transatlantici, alla Nato, alle alleanze in giro per il mondo e in particolare in Asia". Viceversa, "in Europa si teme che una presidenza Trump possa diminuire il rapporto con la Nato e portare a concessioni a Putin. Questo creerà, probabilmente, una disputa all'interno dell'Europa con chi non vuole aperture, perché questo potrebbe portare a un rafforzamento della Russia e a nuove minacce per l'Europa. Trump vuole una linea di forte antagonismo verso la Cina, ma resta da vedere quanto e in che forma vorrà impegnarsi in Asia e nel Pacifico".
Nel servizio l'intervista a Ettore Greco (vicepresidente vicario dell'Istituto Affari Internazionali)