L’hanno denominata operazione “Sono io” gli investigatori della Mobile di Rimini, proprio perché così aveva risposto, con l’inganno, uno dei due rapinatori per farsi aprire da una 71enne di Viserba cui aveva suonato al campanello di casa, e che ovviamente aveva chiesto chi fosse a presentarsi alla sua porta. Si tratta di un italiano, Alessandro Giannone, pregiudicato di 20 anni, con un coetaneo di origini ucraine, Oleksandr Dudnyk come complice. Il fatto è accaduto il 20 febbraio scorso e dopo neanche un mese di indagini per entrambi sono scattate le manette. La donna è stata prima aggredita con una scacciacani, poi costretta a consegnare gioielli per diverse migliaia di euro e il proprio telefonino. Giannone pensava di andare a colpo sicuro: sapeva infatti come muoversi, non era un estraneo per la famiglia della donna poiché il fratello era stato fidanzato con la nipote. Ma nonostante il volto travisato, pare sia stato anche riconosciuto dalla rapinata. Proprio la nipote tra l’altro aveva lanciato l’allarme dopo che, sul suo cellulare, erano arrivate parecchie telefonate mute dall’utenza della nonna, compiute secondo gli inquirenti da Giannone per avvertire la ragazza che era successo qualcosa all’anziana signora. Grazie alle intercettazioni dunque e soprattutto dai tabulati telefonici si è riusciti ben presto a risalire ai colpevoli. Soddisfatto il questore Capocasa che ha riservato ai suoi uomini una lettera di encomio per aver risolto un caso – ha scritto – “che aveva creato apprensione e allarme sociale, soprattutto perché si trattava di una rapina in casa ai danni di una persona anziana”.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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