Era venuto in Italia con un permesso quale rifugiato politico, qualche anno fa, per rifarsi una vita come camionista. Viveva a Bellaria, con lui la moglie serba e una bimba, nata proprio qui. È finita così la latitanza di Muharem Gashi, 36 anni, serbo, sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale emesso nell’aprile 2008 dalla Corte di Belgrado, per crimini di guerra contro la popolazione civile. Dopo aver fatto parte dell’esercito serbo, si era arruolato tra i volontari dell’Uck, l’esercito di liberazione del Kosovo. Nel giugno 1999 Gashi fu protagonista, insieme a due militari, di un blitz in una casa a Klina, sempre nel Kosovo. Il proprietario fu freddato con un colpo alla testa, anche se non fu lui a sparare, e gli altri occupanti prelevati e feriti con armi da fuoco. Dopo essere passato con grado di capitano nel Tmk, la discussa protezione civile Kosovara, era venuto in Italia. L’Ufficio Immigrazione di Rimini, in collaborazione con l’Interpol di Roma, lo ha arrestato e portato nel carcere dei Casetti. Adesso sarà la Corte di appello di Bologna a decidere se concedere o meno l’estradizione. Per il reato di crimini di guerra, reato previsto dall’articolo 142 del codice penale serbo, rischia fino a 40 anni di reclusione.
Giovanna Bartolucci
Giovanna Bartolucci
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