I cibi transgenici costituiscono un argomento molto dibattuto. Se da un lato vi è una spinta della ricerca, delle aziende, all’immissione in commercio di prodotti più adatti per le esigenze dell’agricoltura e della zootecnia, dall’altra si sta creando una forte resistenza trasversale nella società nell’ambito della sicurezza ambientale e nutrizionale, che questi prodotti possono portare. Le problematiche legate alle coltivazioni transgeniche interessano anche la realtà agricola del nostro territorio. A San Marino non c’è una normativa specifica in materia anche se – come spiega l’ufficio di igiene ambientale - il nostro Paese è tutelato nell’importazione di tutti i prodotti alimentari poiché indirettamente assoggettato alle norme italiane. In pratica il paese che effettua la procedura di importazione si impegna a rispettare le norme comunitarie e questo vale anche per quei prodotti destinati al mercato sammarinese. Perchè un alimento transgenico venga autorizzato nell’Unione Europea, bisogna che siano rispettate le procedure di sicurezza ambientale, di sicurezza agricola e di sicurezza alimentare. In pratica i nuovi vegetali dovrebbero comportarsi come quelli tradizionali, producendo semi e frutti sostanzialmente equivalenti a quelli di sempre; non provocare resistenza agli antibiotici e non scatenare allergie. Per quanto riguarda le coltivazioni transgeniche, queste sono severamente vietate in Italia. Le autorizzazioni nazionali rilasciate per alcune coltivazioni di prodotti ogm da tre anni sono state sospese in attesa di un chiarimento sui possibili rischi che possono provocare alla salute umana. A San Marino - non esistendo una legislazione al riguardo - non c’è un controllo specifico. Nell’incontro tra il segretario al Territorio, Giancarlo Venturini e il ministro dell’agricoltura Alemanno si è parlato dunque anche dell’importanza di adeguare da parte della Repubblica le proprie normative in linea con quelle italiane.
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