Restano affidati ad una comunità i 4 clandestini minorenni scoperti a San Marino mentre uscivano da sotto un pullman turistico dove avevano trascorso circa 20 ore. Si erano nascosti accanto al vano motore a Patrasso, in Grecia, per poter giungere in Italia sfuggendo ai controlli della polizia di frontiera. Alle forze dell’ordine hanno raccontato di essere afgani e di avere non più di 17 anni. Ma non avevano alcun documento che lo provasse, ed apparivano molto più grandi. All’ufficio stranieri è arrivata la conferma: i quattro hanno raccontato la verità, sono minorenni e vengono dall’Afghanistan.
Probabilmente fuggivano da una situazione insostenibile quei 4 ragazzi.
Un Paese perennemente in guerra, l’Afghanistan; al momento, probabilmente, la zona più pericolosa al mondo: il conflitto in atto continua a provocare danni e vittime senza che si riesca a favorire un minimo processo di pace. Ma c’è un segnale di speranza, inatteso.
Viene da una conferenza internazionale - promossa dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati - a Kabul. I dati presentati sono sorprendenti: dal 2002 sono tornati a casa più di 5 milioni di rifugiati: praticamente il 20% dell’intera popolazione afgana.
“Ma il ritorno deve essere accompagnato da misure di reintegrazione efficaci” – ha detto il ministro agli Esteri del Paese asiatico. E qui sta il problema, perché l’Afghanistan, in questo momento, è sconvolto da una grave carestia: mancano 400.000 tonnellate di grano e presto potrebbero venire meno olio, zucchero e farina. Occorre dunque un impegno concreto della comunità internazionale per garantire i servizi di base ai rimpatriati.
Gianmarco Morosini
Probabilmente fuggivano da una situazione insostenibile quei 4 ragazzi.
Un Paese perennemente in guerra, l’Afghanistan; al momento, probabilmente, la zona più pericolosa al mondo: il conflitto in atto continua a provocare danni e vittime senza che si riesca a favorire un minimo processo di pace. Ma c’è un segnale di speranza, inatteso.
Viene da una conferenza internazionale - promossa dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati - a Kabul. I dati presentati sono sorprendenti: dal 2002 sono tornati a casa più di 5 milioni di rifugiati: praticamente il 20% dell’intera popolazione afgana.
“Ma il ritorno deve essere accompagnato da misure di reintegrazione efficaci” – ha detto il ministro agli Esteri del Paese asiatico. E qui sta il problema, perché l’Afghanistan, in questo momento, è sconvolto da una grave carestia: mancano 400.000 tonnellate di grano e presto potrebbero venire meno olio, zucchero e farina. Occorre dunque un impegno concreto della comunità internazionale per garantire i servizi di base ai rimpatriati.
Gianmarco Morosini
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