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Clima: 30 mesi per salvare il mondo

2 lug 2017
Clima: 30 mesi per salvare il mondo
Tutto in tre anni. Gli impegni presi nell'accordo di Parigi vanno rispettati al più presto se non si vuol giungere al cosiddetto “punto di non ritorno”. Lo ribadiscono alcuni esperti mondiale di politica climatica, tra cui l’ex capo dell’ONU per il clima, Christiana Figuere, in un appello sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”. Il discorso è chiaro: bisogna senza meno far scendere la curva delle emissioni di CO2 prima del 2020. Questi studiosi, in vista del prossimo G20 in programma per il 7-8 luglio ad Amburgo, chiedono che i leader globali mettano al centro dell’agenda la questione cambiamento climatico, sottolineando la necessità di avviare un percorso di riduzione stabile delle emissioni. I firmatari dell’appello offrono anche un elenco di sei cose da fare per raggiungere il picco delle emissioni prima del nuovo decennio.

Se il potenti del pianeta mancheranno questi impegni (vedi sotto), avverte la lettera, non solo sarà impossibile rispettare l’obiettivo di 1,5 °C fissato dall’accordo di Parigi, ma scivolerà via anche il più realistico target dei 2 °C. Come ha dichiarato il professor Schnellnhuber, «la matematica è brutalmente chiara: se il mondo non può essere guarito nel volgere di pochi anni, può essere ferito a morte a causa della negligenza».


L’agenda in sei punti per salvarci dal cambiamento climatico:


Energia: aumentare le energie rinnovabili almeno al 30% del consumo elettrico (i dati 2015 dicono che siamo al 23,7%). Nessuna nuova centrale a carbone dev’essere autorizzata dopo il 2020 e quelle esistenti vanno chiuse.

Infrastrutture
: approvare piani di decarbonizzazione al 2050 nelle principali città e nazioni, con fondi pari almeno a 300 miliardi di dollari l’anno complessivi. Ogni anno, almeno il 3% del patrimonio edilizio deve essere portato a zero emissioni.

Trasporti: bisogna raggiungere il 15% di motori elettrici nelle vendite di nuovi veicoli (oggi solo l’1% dei nuovi mezzi sono ibridi o elettrici), raddoppiare l’uso del trasporto pubblico in città, aumentare del 20% l’efficienza del carburante per i veicoli pesanti e ridurre le emissioni del trasporto aereo del 20% per km percorso.

Terra
: varare politiche di uso del suolo che riducano la deforestazione e promuovano il rimboschimento. Le emissioni nette attuali della deforestazione e dei cambiamenti di uso del suolo valgono circa il 12% del totale mondiale. Portarle a zero entro il prossimo decennio, investendo contemporaneamente su afforestamento e riforestazione, contribuirà a spingere le emissioni globali netti totali verso lo zero.

Industria: l’industria pesante deve sviluppare piani editoriali per aumentare l’efficienza e il taglio delle emissioni, con l’obiettivo di dimezzarle ben prima del 2050. Oggi il settori di ferro, acciaio, cemento, prodotti chimici, petrolio e gas emettono più del 20% della CO2 globale, senza contare quelle derivanti dall’energia consumata per alimentare la produzione.

Finanza: ol settore finanziario deve ripensare la distribuzione del capitale e mobilitare almeno mille miliardi di dollari l’anno per l’azione climatica. La maggior parte del denaro dovrebbe venire, sostengono gli esperti, dal settore privato. Governi, banche private e istituti di credito come la Banca Mondiale devono emettere molte più obbligazioni verdi per finanziare gli sforzi di mitigazione del clima. Questo creerebbe un mercato annuale che, entro il 2020, potrebbe coinvolgere oltre cifre oltre 10 volte superiori agli 81 miliardi di obbligazioni emessi nel 2016.

FM

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