L'Unione Sammarinese del Commercio e Turismo interviene sugli esiti della recente operazione della Guardia di Finanza di Rimini - che ha portato alla luce una delle più grandi filiere del falso, con perquisizioni anche sul Titano – e rigetta le accuse mosse alla categoria, puntando anzi il dito sui mancati controlli alla fonte; all'insufficiente monitoraggio dei produttori e ai relativi ingressi delle merci in territorio. “Come associazione – scrive il presidente Andreina Bartolini nella lettera inviata a Segreteria e uffici statali competenti, Polizia Civile e Ufficio Marchi e Brevetti - ci siamo sempre resi disponibili, anche mediante segnalazioni, al fine di “estirpare” un annoso fenomeno che perdura da troppo tempo. Si accusano gli operatori del commercio di essere "delinquenti", quando vengono sorpresi a vendere pochi pezzi; poi apprendiamo dalla stampa – protesta l'Usc - che gli stessi controlli si sono lasciati sfuggire cinque capannoni pieni zeppi di merce contraffatta. Perché accanirsi contro l’ultimo anello della catena sempre più debole, - si chiedono infine - quando si potrebbero ottenere risultati ben diversi andando a intervenire tempestivamente all’inizio della filiera?”
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