"Non potevamo tirarci indietro se Ravenna era a un passo dall' essere sommersa". Così a Repubblica Lino Bacchilega, direttore della coop agricola Cab Ter.Ra. "Il questore - racconta - ci ha chiesto il permesso di tagliare l'argine e di allagare i terreni dei nostri 70 soci per alleggerire la pressione dell'acqua e tentare di salvare il salvabile. Ci siamo guardati negli occhi, ma sapevamo già che un rifiuto sarebbe stato una vergogna imperdonabile". "Fare il proprio dovere e mettere al primo posto l'interesse collettivo significa essere cittadini normali, non eroi - dice ancora - In questo momento però, ogni contadino conosce le conseguenze di perdere i raccolti e di devastare la terra per anni. Ci vorrà molto tempo per tornare a rendere coltivabili i fondi trasformati in una palude. Il canale Magni ha dilagato su oltre 200 ettari, in totale abbiamo 650 ettari ancora sommersi sotto 2,5 metri. Questa è la superficie che sarebbe finita nel centro di Ravenna".
Rispetto alla reazione dei contadini soci "non uno ha chiamato per mettere in discussione il sacrificio. Ho colto paura, tristezza, preoccupazione, ma soprattutto orgoglio per aver non tradito i nostri valori". Sotto la nuova 'palude' è rimasto "grano, bieta da seme, mais ed erba medica. Può essere che solo l'erba resista, ma senza idrovore l'acqua stagnerà per settimane e il fango formerà una crosta dura come cemento". Il prezzo è, "solo per i raccolti dell'anno, in media, duemila euro a ettaro. Il totale supera 1,3 milioni, senza contare i costi per sistemare i terreni nei prossimi anni".
Intanto Coldiretti Emilia Romagna ha aperto una raccolta fondi per sostenere le imprese agricole colpite con causale 'Alluvione Emilia-Romagna 2023'.